Esperienze coi pattini

Qualche giorno fa la mia ragazza mi raccontava che nella sua infanzia aveva coltivato, per un certo periodo di tempo, il desiderio di imparare ad usare i pattini in linea (rollerblade). Niente si impara istantaneamente, perciò i primi tempi il rischio di cadere a terra e farsi male era più che probabile. Quando cadeva a terra – racconta – si rialzava e continuava a pattinare per diversi minuti, nonostante la cocente delusione di aver sbagliato, nonostante il sentirsi incapaci di imparare una cosa così semplice e di dimostrarlo cadendo a terra, nonostante il dolore che l’impatto con il suolo aveva provocato. Si metteva le protezioni, certo, ma una volta spaccò una ginocchiera in due parti cadendo. Per non parlare dei bambini che la prendevano in giro per via delle protezioni che metteva. “Robocop” la chiamavano. Ma lei continuava a pattinare lo stesso, a rialzarsi quando cadeva e a resistere agli insulti dei bambini. Perché?
Perché una brutta esperienza, mal gestita, diventa un trauma e il trauma rende impossibile continuare un’attività e godersela, esattamente come un’ideologia impedisce di vedere la realtà e viverla appieno. Si rialzava e continuava a pattinare perché aveva bene in mente quanto fosse bello pattinare e, per quella bellezza, sarebbe stata disposta a cadere e cadere ancora cento volte se fosse stato necessario. Cadere e ricevere prese in giro era “incluso nel pacchetto” ma questa inclusione non ne riduceva la bellezza.

Quand’è che lasciamo diventare traumi le esperienze negative? Quando non vediamo con occhi sinceri che la sorgente di quella esperienza nasconde una bellezza che vale molto di più di qualche sbucciatura. La superficialità di giudicare soltanto in base ai pochi aspetti che non ci piacciono, in base ai nostri fallimenti, ci conduce poi a denigrare quella bellezza che non vediamo e a sminuire chi riesce a vederla, come fa la volpe della favola:

Una volpe affamata vide dei grappoli d’uva che pendevano da un pergolato, e tentò di afferrarli. Ma non ci riuscì. “Robaccia acerba!” disse allora tra sé e sé; e se ne andò. Così, anche fra gli uomini, c’è chi, non riuscendo per incapacità a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze.

Esopo, XXXII; Fedro, IV, 3.

Pattini in linea

Share
Post correlati:

Lascia un commento

Comment Spam Protection by WP-SpamFree