Il contenuto del web

Continuando la riflessione su Facebook e, per estensione, internet, un effetto “collaterale” dell’eccessiva “libertà” di questi mezzi può riportarci ad esaminare la realtà in modo più lucido.

Nel mondo di Facebook ciascuno ha la sua bacheca dove ha la possibilità di pubblicare tutto ciò che vuole: frasi; immagini; links. Anche nel mondo più ampio di internet, una volta attivato uno spazio gratuito o a pagamento, ciascuno è “libero” di pubblicare ciò che vuole. Troviamo infatti un sito per ogni postulato – vero o falso che sia – che la mente umana è riuscita a generare nei secoli: dagli UFO alla medicina alternativa; dalle foto dei corpi straziati in incidenti stradali ai forum che pullulano di polemiche. È chiaro che l’assenza totale di controllo e di regolamentazione dei contenuti è più un problema che un vantaggio, ma un effetto di questa situazione è un’uguaglianza, se non effettiva, almeno apparente.

Per assurdo io posso pubblicare sulla mia bacheca o sul mio spazio web lo stemma o lo slogan di un gruppo o organizzazione che è invisa a gran parte dei miei contatti/lettori. Ciascuno di loro si vedrà comparire sulla pagina principale questo messaggio scomodo e potrà pure indignarsi ma il massimo che potrà fare è evitare di guardare (nascondere la pubblicazione) o pubblicare a sua volta un contenuto opposto. Ciò che non è consentito fare è di obbligare qualcuno a non pubblicare o a rimuovere del materiale solo perché orientato verso quella determinata entità della quale non condividiamo finalità e intenti. L’uguaglianza – che in questo caso, per molte ragioni, non ritengo si possa definire “piena” – sarebbe garantita dal fatto che chiunque può pubblicare contenuti buoni per sé stesso ma scomodi per gli altri.

Al contrario, nel mondo “materiale” c’è un folto gruppo di persone che ritengono corretto il poter obbligare una persona o una istituzione ad una presunta “neutralità” degli spazi. Eppure è contraddittorio che su internet si vanti una libertà di espressione quando si pubblica – anche in spazi altrui – del contenuto “scomodo”, mentre nel mondo materiale si pretenda una censura quasi totale in nome di un’impossibile uguaglianza/neutralità. Gli antichi dicevano “in medio stat virtus” per invitare alla moderazione; forse è bene riflettere sugli eccessi di entrambi gli scenari e agire di conseguenza.

Affissione

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