Articoli da aprile 2010



Sussurro

Ancora sulla gita del 25 aprile. Una cosa che ho usato per la prima volta nella mia vita è stato un whisper: un aggeggino elettronico a metà strada tra un walkie talkie ed una radiolina. Con questo affare al collo e un auricolare nell’orecchio potevo sentire le spiegazioni della guida come se l’avessi avuta accanto, anche se in realtà era distante qualche decina di metri.

Devo dire che sono stati oggettini davvero utili per una comitiva di “appena” un centinaio di individui: la guida poteva permettersi il lusso di bisbigliare e nessuno poteva permettersi il lusso di chiacchierare perché aveva la voce della guida in sovrimpressione.

Risultato? Un centinaio di persone che fanno rumore per due. Questa sì che è tecnologia applicata per il benessere della gente, una tecnologia che rispetta luoghi, tempi e culture. La scienza non dovrebbe essere un “sempre e comunque”, ma essere a servizio dell’uomo e rispettarlo.

whisper

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Meridiane e fiducia

Ieri sono stato in visita a Palermo. All’interno del duomo si trova una meridiana, di quelle disegnate al suolo e sulle quali viene proiettata la luce del sole che attraversa un buco sul tetto, lo gnomone. Di meridiane del genere si possono trovare in tante grandi chiese un po’ ovunque.

Erano circa le 12:50 quando la guida turistica mi mostrò la meridiana dicendo che alle 12:00 (ora solare) lo “spot” del sole si sarebbe sovrapposto sul simbolo del toro. Visto che con l’ora legale ciò sarebbe avvenuto alle 13:00 sarebbe bastato aspettare 10 minuti per osservare che effettivamente la meridiana funzionasse.
Lì vicino c’era anche un gruppo di tedeschi con la loro guida ad osservare lo stesso fenomeno. Per essere sicuri che quanto detto dalla guida fosse vero ci sarebbe “bastato” aspettare 10 minuti però ad un certo punto pensai che c’erano altre cose da vedere, che 10 minuti non erano poi un lasso di tempo così breve, che tutto sommato era ragionevole che quanto avesse detto la guida fosse vero nonostante io non abbia mai visto funzionare nessuna meridiana di quel tipo.

Il giro della cattedrale continuò e finì alle 12:58. Giusto in tempo per passare vicino alla meridiana mentre il custode invitava tutti ad uscire per la chiusura. I tedeschi erano ancora lì ad aspettare, possibilmente solo per curiosità, ma furono mandati fuori prima delle 13.

Questa vicenda mi ha fatto pensare che a volte un eccessivo scetticismo, la pretesa delle prove anche per ciò che è ragionevole, il non credere alla testimonianza di qualcuno che non ha l’abitudine di mentire può produrre dei “ritardi”. Non è detto che non conduca a conclusioni vere e fondate, ma certe volte i ritardi si pagano.

Meridiana

Meridiana nel duomo di Palermo

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Pentola a pressione

Come sarebbe la vita in una pentola a pressione? Con tutta quella forza che comprime ed opprime, la pesantezza, sentirsi schiacciati…
La pressione circostante sarebbe una sofferenza e chiunque cercherebbe di uscire da quell’ambiente opprimente.

Ogni istante, su di noi grava una pressione di circa un chilogrammo su ogni centimetro quadrato del nostro corpo, ma viviamo serenamente come se non ci fosse, non ci sentiamo oppressi da questa forza comprimente che non ci abbandona mai, nemmeno da morti. Eppure non ne possiamo fare a meno: l’astronauta non si porta la tuta solo per respirare, ma anche perché se non la indossasse l’assenza totale di pressione lo ucciderebbe; anche (e soprattutto) se avesse un tubo per respirare.

La pressione opprimente è in realtà qualcosa di vitale per gli esseri umani ed anche quando si va a nuotare, si è disposti a farsi comprimere dalla pressione dell’acqua pur di sperimentare la capacità di volteggiare nelle tre dimensioni dell’ambiente acquatico.
La prossima volta che qualcosa sembra opprimente, sarebbe bene chiederci se non sia qualcosa di vitale o importante.

Pentola a pressione

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Verso l’alto

Penso che più o meno tutti abbiamo o abbiamo avuto un vaso per farci crescere una piantina. Di solito la si compra bella e pronta dal vivaio, la si mette da qualche parte per soddisfare il proprio senso estetico e poi ci si deve solo preoccupare di annaffiarla. Un bell’esperimento è però quello di riempire un vaso di terra e lasciarlo fuori, oppure metterci un bel semino e stare a guardare.
È ciò che ho visto succedere in questi giorni su uno dei vasi che si vedono al di là della finestra della cucina.

Ogni giorno vedevo quel germoglio strano diventare un po’ più grande e poi slanciare verso l’alto una specie di pallina verde attaccata ad un lungo stelo. Mi sono chiesto per almeno due giorni che razza di fiore potesse venir fuori ed oggi l’ho visto, piccolo piccolo.

Mi è allora venuto in mente che la vita è proprio una disubbidiente. Tutto ciò che è privo di vita cerca sempre una condizione di “potenziale minimo”: il sasso tende a cadere più in basso che può, le rocce si consumano per effetto dell’acqua e del vento, le cose calde tendono a raffreddarsi, le cose piene tendono a svuotarsi. La vita no. Invece che ridursi ad un punto, il seme si espande e getta le radici; produce foglie e si ingrandisce. Gli alberi si innalzano spaventosamente invece di schiacciarsi al suolo, per non parlare degli uccelli. I viventi sono piuttosto atipici per un cosmo dove tutto tende al suo minimo.

sequoia

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Il dittatore

«Tutti mi chiamano “Signore”, vivono per mia approvazione. Mi presento: sono Zorcus, il dittatore»

Cosa l’ha spinta a diventare la personalità che è oggi?
Direi che è stata colpa della mia maestra: mi affascinò quando spiegò il funzionamento del cervello e delle sinapsi. Ogni pensiero, ogni sentimento ed emozione sono soltanto impulsi elettrici che si mescolano e si propagano all’interno del cervello. Capii da subito che quei pezzi di carne che avevo intorno potevano diventare essere solo due cose: un impiccio o uno strumento.

Pezzi di carne?
Certamente! Proprio come lei: una massa di fibre, molecole ed impulsi elettrici. Le persone non sono altro che animali efficienti che hanno l’unico svantaggio di dover essere convinti a fornirmi ciò che desidero.

E ci è riuscito?
All’inizio ben poco e ciò mi arrecava fastidio: questa è l’unica vita che ho perciò devo viverla godendola il più possibile ma questo risultato, che oggi posso definire un obiettivo raggiunto, all’inizio sembrava un lontano traguardo. Studiando ho imparato ad essere forte sia nella dialettica che nei fatti.

Nei fatti?
La scienza, l’onnipotente e razionale scienza è stata il migliore strumento che avessi mai utilizzato per ottenere con le mie forze tutto questo. Ricordo ancora come utilizzai il mio libro di chimica avanzata per occultare il primo corpo: la mia prima vittoria su coloro che mi contrastavano impedendomi di vivere serenamente. Con gli anni ho affinato sempre più la tecnica ed ho avuto sempre più sudditi in grado di liberarmi facilmente dagli avversari.

Chi erano i suoi avversari?
Erano solo dei cervelli che non funzionavano bene: presumevano che vi fosse un qualche motivo per il quale avrei dovuto smettere di raggiungere il mio appagamento. È stata una vera fatica sbarazzarmene e non sa quale immenso fastidio mi davano con i loro farfugli su fantomatiche realtà e presenze immaginarie. Converrà con me che è privo di senso sostenere che dentro un corpo vi possa essere qualcosa di invisibile ed intangibile ma di valore così inestimabile da impedirmi di raggiungere la felicità…

La felicità?
Ma certo! Mi basta battere le mani per chiamare i miei servi, per sollazzarmi con le mie fanciulle, per avere tutto l’oro e il potere che voglio. Non c’è motivo per il quale non dovrei ottenere dalla vita tutto ciò che voglio. Non vi è razionale motivo per il quale non dovrei battere i miei nemici: tutti coloro che mi danno fastidio. Gli altri sono servi, pezzi di carne semoventi ed utili a qualsiasi scopo. E se uno di loro non obbedisce lo si può sostituire subito. Io sono un vincitore e la mia vita è perfetta perché sono stato il più forte di tutti e ho quindi meritato. Ora vivo contento e me ne andrò a pancia piena. Quando comincerò a soffrire per la vecchiaia darò ordine di bruciare tutto in modo che nessuno possa ereditarlo e poi berrò il succo della dolce morte.

Ma non ha una coscienza?
Ma come osa? Quella parola l’ho proibita diversi decenni fa!
Portatela via, ai forni crematori!

il grande dittatore

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Bastone correttivo

Se lasci fare tutto a lui, se gli lasci decidere in che direzione svilupparsi, se lo lasci libero di crescere come e dove vuole sei sicuro di fare il suo bene?

La mia maestra delle elementari diceva che l’alberello giovane va legato ad un bastone ben piantato per terra. Certamente l’albero non sarà così più libero di espandersi orizzontalmente ma potrà solo crescere verso l’alto e sarà costretto ad irrobustire il tronco per non cedere sotto il suo stesso peso. L’albero che cresce storto, prima o poi si piega o si spezza, cresce male e diventa uno spreco.

Anche per la potatura vale lo stesso. Se non tagli i rami inutili e non obblighi tu l’albero a mandare la linfa laddove serve, ottieni poco da quell’albero.

Se fossi un albero sarei felice di farmi mettere il bastone e di farmi tagliare i rami, il beneficio ricevuto ne vale la pena.

Alberello storto e bastone correttivo

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Entropia

Qualsiasi studente che abbia affrontato la termodinamica si è, prima o poi, trovato di fronte all’entropia. Questa strana parola è legata all’ordine/disordine, al concetto di reversibilità e al concetto di probabilità. Di questa cosa strana si sa che aumenta sempre perciò qualsiasi operazione che la riduce sarebbe proibita.

Se prendo un cubetto di ghiaccio e lo lascio su un piattino alla temperatura ambientale (ovviamente se non sto in Siberia) questo si scioglie trasformandosi in una piccola pozzanghera. Per la fisica è possibile che in tutto il movimento delle molecole d’acqua in quel piattino ce ne sia uno che riorganizza la pozzanghera riportandola ad essere un cubetto di ghiaccio, ma questo evento è estremamente improbabile. L’unico modo che abbiamo di riportare quella pozzanghera allo stato solido è quello di metterla nel freezer con conseguente spesa in energia elettrica e aumentando l’entropia dell’ambiente esterno.

Ci sono un’infinità di cose improbabili che sono successe per permetterci di essere qui a pensare e parlare di queste cose. Talmente tante, talmente tanti “colpi di fortuna” che viene da pensare se non ci sia un enorme freezer da qualche parte.

Congelatore

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Orphen: salvare la vita di tutti

Un anime che ho trovato molto gradevole, anche per via di alcune riflessioni che la trama mi ha portato a fare, si intitola “Orphen lo stregone” noto anche come “Sorcerous Stabber Orphen” e “魔術士オーフェン Majutsushi Orphen”. Conosciuto attraverso la televisione nel 2004, come penso sia capitato a molti altri che non hanno la passione del fumetto.

Orphen è uno stregone (o apprendista stregone) che lascia la sua “scuola di stregoneria” in seguito ad un incidente accaduto ad una persona a lui molto cara e coincidente con l’apparizione di un terribile mostro, simile ad un drago, soprannominato “Bloody august”. Il mostro è inseguito dagli stregoni della scuola, che lo vogliono eliminare, e dallo stesso Orphen che è anche alla ricerca dei “pezzi” della spada di Balthanders. Nel frattempo incrocia la sua strada con un giovane che apprende da lui la magia, una ragazza che li accompagna ed altri amici.

Dopo il video della seconda sigla della prima serie farò uno spoiler (racconto il finale rovinando la sorpresa a chi non l’ha ancora visto) pertanto, chi vuole vedere questo anime può fermarsi qui.

Orphen e Azalee sono degli orfani che il maestro Childman alleva e istruisce alla magia. Azalee è una ragazza ambiziosa che si innamora di Childman e cerca di compiacerlo sperimentando magie sempre più complesse. Un giorno la ragazza decide di fare un esperimento con la spada di Balthanders, un oggetto magico che nessuno stregone era in grado di usare ma che si sapeva essere molto pericoloso. Trafiggendosi con questa spada Azalee si trasforma in Bloody august e fugge via. Orphen, si dà allora la missione di riportare Azalee al suo aspetto originario. Anche Childman ha segretamente questa missione, ma nelle prime fasi sembra voler uccidere Bloody august.

Nell’ultima puntata, dopo il lungo viaggio che porta Orphen a completare la spada di Balthanders riunendone i pezzi, accade che la spada venga usata male nello scontro tra Azalee e Childman (che tra l’atro, usando un incantesimo si erano pure scambiati le anime nei rispettivi corpi). Il fallimento dell’incantesimo distrugge il corpo di Childman e riporta il corpo di Bloody august alle sembianze di Azalee. Le anime dei due restano a volteggiare attorno al corpo di Azalee ma non lo occupano, sono troppe. È a questo punto che Orphen, rischiando di dissolversi anche lui o di trasformarsi anche lui in un mostro, utilizza correttamente la spada di Balthanders trasferendo l’anima di Azalee nel suo corpo e quella di Childman (non vi fu nome più profetico) in un embrione nell’utero di Azalee.

L’amore di Azalee per Childman diviene così amore materno e la vita di ciascuno è stata così risparmiata. Lo spezzone che ho descritto è visibile su Megavideo a partire dal minuto 7.

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L’anfiteatro invisibile

Nella mia città è situato il secondo più grande anfiteatro italiano, cioè il più grande dopo il Colosseo. La gente ci passa letteralmente all’interno conversando, giocando, mangiando un gelato o, addirittura, guidando la macchina o viaggiando in autobus. Sembra una cosa impossibile ma in realtà accade e nessuno sembra rendersene conto. Per quasi tutti quelli che passano da lì l’anfiteatro non esiste o non ha alcuna importanza rendersi conto del luogo dove si sta camminando.

Questo anfiteatro grande quasi quanto il colosseo fu in parte smantellato per costruire gli edifici che oggi gli stanno intorno. Alcuni di questi edifici sono stati proprio costruiti a ridosso del monumento usandolo come parete portante. Fino ad un secolo fa il centro del monumento era riempito di terra e da sopra si vedeva solo una grande piazza. Un anfiteatro sepolto, si potrebbe chiamare. Eppure è sempre stato lì, sotto gli occhi di tutti, anche se in molti ne hanno fatto a meno e non si sono curati della sua esistenza.

Planimetria anfiteatro romano

Planimetria dell'anfiteatro romano a Catania

Anche se oggi in quella piazza è stato scavato un enorme buco dal quale si intravede parte del monumento originario, la gente che passa da quelle parti non ci fa quasi caso. Chissà se quando quel buco ancora non c’era, qualche archeologo provò a dire in giro che in quel posto c’era un anfiteatro grosso quasi quanto il colosseo. Quante volte gli avranno detto che era folle prima di scavare quel buco?

Chissà quante cose abbiamo sotto il naso ma non riusciamo a vedere… Cose che razionalmente potremmo dire che non esistono. Cose coperte da secoli e secoli di fango e costruzioni. Eppure sono lì, sotto gli occhi di tutti.

Anfiteatro romano Catania

Porzione dell'anfiteatro romano di piazza Stesicoro a Catania

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L’occorrente per pubblicare sul web

Prima o poi, per un motivo o per un altro, si decide di aprire un blog o un sito in generale. Oramai in giro ci sono diverse piattaforme libere dalle svariate funzioni che permettono di pubblicare del materiale anche senza conoscere nulla dei sistemi che si sta utilizzando. È mia opinione che per sviluppare la propria creatività al massimo è indispensabile conoscere almeno i rudimenti del linguaggio del web.

Perché essenziale? Chiunque abbia già utilizzato delle piattaforme per la pubblicazione di materiale si sarà accorto che personalizzarle diventa davvero difficile se si ha in mente un progetto non standardizzato. Nel migliore dei casi si ha la possibilità di scegliere fra più template ma, alla fine, qualunque scelta risulta qualcosa di non personale e poco elastico per quanto riguarda l’estetica desiderata. Molte piattaforme permettono però di editare il codice che sta dietro alle pagine: saperlo leggere, interpretare, correggere e abbellire può dare delle belle soddisfazioni.

Il web è disgraziatamente un mondo pieno di “lingue”, non nel senso che è abitato da gente che scrive da tutto il mondo, ma per il fatto che diverse tecnologie si sono sovrapposte con il passare del tempo e sono state inglobate l’una nell’altra producendo un miscuglio di linguaggi informatici che ai più possono sembrare incomprensibili. Ovviamente, quel che dico qua vale per chi è alle prime armi: ci sono maestri nella creazione di siti che hanno anche conseguito dei certificati per il loro sapere. Non è però necessario essere dei maestri per poter gestire il proprio sito (almeno finché non si vuole diventare professionisti del settore).

Le sigle che bisogna conoscere, in ordine di importanza, sono: HTML, CSS, JAVASCRIPT, PHP. Ce ne sono ovviamente tante altre e certamente non bisogna sapere tutto di tutti i linguaggi. Di queste sigle bisogna però sapere il minimo indispensabile perché non c’è personalizzazione possibile senza conoscere le prime due in nessuna piattaforma, figuriamoci su wordpress, che richiede anche la conoscenza del PHP.

Sarei tentato di realizzare dei mini corsi riassuntivi, magari una pagina per linguaggio… per il momento dò soltanto delle indicazioni su dove è possibile imparare facilmente queste informazioni.
html.itIl sito HTML.it ha una sezione per ciascuna delle quattro sigle: HTML, CSS, JAVASCRIPT, PHP. Io ho imparato da lì, con un po’ di pazienza non risulta difficile, soprattutto se si inizia (come sarebbe giusto fare) dall’HTML. Per chi invece vuole approfondire solo il PHP suggerisco Phpnews.it.

Per chi è già pratico di linguaggi e vuole un aiuto con i codici dei colori e con i codici dei caratteri ho alcuni siti che possono risultare molto utili:

  • HTML color codes è una raccolta di colori con rispettivo codice. La scelta è molto ampia e visivamente immediata, soprattutto se si scorre la pagina fino in fondo.
  • ColorSchemer è un tool colorschemerche non ha prezzo: permette di convertire i numeri RGB che spesso vediamo in programmi di grafica come photoshop nel corrispondente codice di colore per il CSS. Ha anche il pregio di affiancare automaticamente una serie di colori a partire da un colore prescelto in modo da avere un tema di colori bello e pronto.
  • HTML – ascii è una tabella con tutti i codici per inserire qualsiasi carattere. Spesso capita di inserire in un sito un commento che contiene il segno “<” oppure “&” o altri caratteri che alla fine non vengono pubblicati. Bene, HTML – ascii permette di sapere che scrivendo “&lt;” invece di “<” verrà pubblicato proprio il secondo simbolo, senza misteriose sparizioni.

html logo

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