La radio
Tutti conosciamo dell’esistenza di quelle radioline “tascabili” con l’antennina e le batterie, di quelle che si acquistano con poco. Per noi che viviamo nel ventunesimo secolo, circondati da internet, wireless e telefonini cellulari questi aggeggini non hanno misteri, ma divertiamoci qualche istante immaginando di avere accanto un abitante del passato. Va bene qualsiasi epoca, purché sia più antica di 100 ÷ 150 anni fa.
Senza dirgli niente, affidiamogli la radiolina – magari accesa – e vediamo cosa succede.
Senza dubbio, se il nostro amico è un tipo curioso e sperimentatore, cercherà di scoprire da dove vengono le voci e i suoni che ode. Sezionerà la radio, cercando al suo interno la misteriosa sorgente di quei suoni e, molto probabilmente, non la troverà. Non troverà una piccola persona che parla o una piccola orchestra. Potrà forse immaginare che quelle non siano vera voce e vera musica, ma frutto di artificiali e casuali flussi di energia all’interno della radio stessa.
Finché non spieghiamo dell’esistenza delle onde elettromagnetiche – sempre ammesso che ne siamo in grado e che il nostro ascoltatore sia in grado di capirci - quella persona continuerà a cercare nel posto sbagliato.
Anche se così non sembra, ci sono ancora molte, moltissime cose che stiamo cercando nel posto o nel modo sbagliato; cose che probabilmente non siamo ancora in grado di capire ma che supponiamo – con leggera superbia – di aver capito alla perfezione; cose a noi ancora invisibili e inimmaginabili come lo erano le onde elettromagnetiche per la gente di qualche secolo fa.
Ciò che sappiamo attualmente è solo una versione comprensibile della realtà e della realtà osservabile: apertura mentale è ammettere che c’è sempre qualcosa oltre ciò che conosciamo, anche se quel Qualcosa appare assurdo o illogico.
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