Articoli da maggio 2010



Curiosità e timore

Ieri si passeggiava per il cortile di casa con la nuova gattina di appena tre mesi. Come tutti i gatti, anche lei, mossa dalla curiosità ha esplorato un po’ il terreno attorno alla casa. Con qualche aiutino si era anche spinta sul retro, seppur con un po’ di riluttanza.
Ad un certo punto, non ho ben capito per quale motivo, qualcosa deve averla spaventata. È schizzata via infilandosi nel primo posto buio e profondo che ha trovato. Ha così smesso di godersi l’aria aperta e tutto lo spazio che aveva a disposizione.

Gli esseri umani sono certo gli esseri più curiosi dei quali io abbia conoscenza. Per curiosità abbiamo esplorato il sapere in tutte le direzioni che ci sono consentite però… Però quando ci accorgiamo di esserci allontanati troppo da ciò che era certo e sicuro, dalla spiegazione pronta a tutto ciò che ci aspetta, viene fuori la paura; il timore di non avere tutto sotto controllo, di non avere il dominio di tutto ciò che ci circonda; il timore di non essere padroni nemmeno di noi stessi.

Quante volte ci sottraiamo al meglio che il mondo circostante può offrirci perché non siamo capaci di capire e dominare quel “meglio”? Quante spiegazioni razionali ma ipotetiche ci siamo dati per “esorcizzare” l’ignoto e renderlo qualcosa di comprensibile e, dunque, meno pericoloso? Eppure potrebbe anche esistere gente che studia l’ignoto, non per curiosità, ma per paura…

Gatta

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Il pungiglione

Alla giovane ed inesperta operaia, disse l’ape regina: «Hai un pungiglione, ma usalo soltanto per difenderti dai piccoli animali. Ti proibisco di usarlo contro i mammiferi perché, qualora lo facessi, moriresti.»
La giovane operaia annuì ed andò nello sconfinato campo fiorito a procurarsi il delizioso nettare che generosi, i fiori, distribuivano.

Era posata sulla corolla di una margherita quando un immenso piede cercò di schiacciarla. Era un giovane che passeggiava distrattamente tra i fiori con il maglione a braccetto.
L’ape era spaventata e temeva che quell’enorme essere umano la avrebbe uccisa, passando poi alle sue sorelle. Agì allora d’istinto e sferrò un colpo deciso con il suo pungiglione.

Poco dopo averlo fatto però, si ricordò delle parole della sua madre, la regina e pensò di essere ormai finita. Nel frattempo il giovane si era accorto di quell’ape operaia che, pungendo il suo maglione, era rimasta impigliata. Allargò allora le maglie tendendo l’indumento con le mani e l’ape fu di nuovo libera.
Ella pensò allora: «Ho punto un grosso mammifero e sono ancora viva. La regina mi ha mentito perché voleva il potere su di me!»

La giovane ape ritornò all’alveare e cominciò a raccontare alle sue sorelle cosa le era successo. Diceva che la regina non aveva alcun diritto di decidere come le operaie dovevano usare il loro pungiglione.
Il giorno dopo, passava lì vicino un grosso orso, ancora assonnato e lento. L’operaia ribelle e alcune delle sue sorelle che la seguivano, andarono a scacciarlo via. Quando però il suo pungiglione si conficcò nelle carni dell’orso non volle più venire via. L’ape tirava con tutte le sue forze, l’orso si era pure messo a correre.

Ad un certo punto l’ape si sentì libera, ma percepiva anche un gran dolore e, accortasi del danno mortale che si era inferta, comprese.

Ape

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Sul profumo dei fiori

Mentre oggi tornavo a casa, ho costeggiato una parete letteralmente ricoperta di gelsomini in fiore. Il profumo si sentiva a diversi metri di distanza.

La prima cosa che ho pensato è stata: «questo odore che sento è solo un meccanismo della pianta per attirare gli insetti», ma dopo un paio di passi mi sono accorto che qualcosa in quella frase non tornava.
Io non sono un insetto eppure posso trovare gradevole l’odore dei fiori, posso goderne la fragranza ed esserne ugualmente attratto, ma questo non ha alcun senso perché la pianta non sa che farsene degli esseri umani, come io non dovrei sapere cosa farmene dei suoi fiori.

Per l’insetto quell’odore è sinonimo di nettare da succhiare, di cibo insomma. Per la pianta l’insetto ha una funzione riproduttiva. Eppure io, che sono uomo, dovrei essere attratto solo dagli odori di un bar o una rosticceria, ma non dai fiori, dal loro profumo e dalla loro bellezza. È qualcosa che va al di là della funzione biologica: una capacità di apprezzare il mondo circostante che ha ben poco di materiale, meccanico, consequenziale.

Gelsomino

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Amore che impregna tutto

Solo qualche riflessione che ho fatto tra me e me sul senso dell’amore.
L’amore, quello che si distingue dal semplice interesse, l’amore vero per intenderci, è qualcosa di totalizzante: diventa qualcosa che non si può escludere dalla propria esistenza e neanche dalle singole azioni quotidiane. Non sto parlando di “pensare sempre a qualcuno” e neanche sto parlando di quella fase nella quale, ad un certo punto si decide di vivere insieme. Quel che voglio dire è che, a differenza dell’interesse, l’amore vero si attacca a quasi ogni aspetto della propria esistenza. È il colore di una stanza dopo aver fatto brillare con l’esplosivo un barattolo di vernice colorata posto al suo centro (mi viene in mente un episodio di Mr. Bean ma è meglio non divagare).

L’interesse è qualcosa di quantificabile e dunque si può fare una scala gerarchica tra i vari interessi. Se mi piace la botanica ed il calcio mi dividerò il tempo fra le due attività secondo il grado di interesse che ho per ciascuna. Se il calcio viene prima della botanica, rinuncerò ad annaffiare le piante all’ora prestabilita in caso di invito ad una partita. Viceversa potrei ignorare l’invito per dedicarmi ad una piantina che ha estremo bisogno di cure immediate.
L’amore non è così. Se ami veramente qualcuno non manifesti il tuo sentimento solo quando ci parli o quando vi vedete. Non è semplicemente “pensare a” senza un preciso scopo.

Se sai che una certa azione disturba quella persona, deciderai di astenerti, anche se avessi la possibilità di nasconderla (tanto alla fine queste cose vengono sempre a galla). Se hai un impegno con quella persona rispondi “no” ad altri impegni. Ogni decisione, ogni gesto, ogni cosa detta o fatta, nel momento in cui sperimenti l’amore, si impregna ed assume un senso, una conseguenza premeditata per non ferire o per fare piacere alla persona che si ama o, semplicemente, perché la vuoi onorare.
È chiaro che un tale comportamento produce guai, produce seccature, produce anche sofferenza. Se è vero, infatti, che la conseguenza desiderata per via dell’amore viene raggiunta, è anche vero che esistono altre inevitabili conseguenze: le piantine che muoiono, i compagni della partita che ti tolgono il saluto etc. Un altro “guaio” è che alle altre persone questo comportamento può anche risultare assurdo ed insensato, come una serie di regole auto-imposte o, addirittura, imposte dalla persona amata.

Ma chi ama, non ha al centro del suo interesse queste ultime conseguenze. L’amore ti cambia la vita, in ogni suo aspetto, compreso il tuo comportamento, il tuo carattere e il modo con cui osservi la realtà.

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Snow leopard: separatore decimale

Almeno dalla versione 10.4 di mac OS X la personalizzazione del formato dei numeri e della valuta è stata sempre un po’ ostile. Mi è capitato, con l’ultima versione del sistema operativo Apple, che impostando lo spazio come separatore delle migliaia e il punto come separatore decimale, questi venissero imposti nella calcolatrice di sistema ma non su Excel per Mac. Le impostazioni predefinite per la località “Italia” o “Svizzera” sono il punto come separatore delle migliaia e la virgola come separatore decimale e non c’è verso di cambiare la situazione se non mentendo sul proprio paese. Questo problema risiede nel fatto che le impostazioni personalizzate risiedono in locazioni diverse da quelle dove Excel, per esempio, legge i suoi formati di sistema.

Per cambiare queste impostazioni ho trovato su questa pagina il seguente codice:

defaults write .GlobalPreferences AppleICUNumberSymbols -dict 0 ‘.’ 1 ‘ ‘ 10 ‘.’ 8 ‘€’
defaults write .GlobalPreferences AppleICUNumberFormatStrings -dict-add 2 ‘¤# ##0.00;¤-# ##0.00′
defaults write com.apple.HIToolbox AppleDecimalSeparator -dict smRoman ‘.’
defaults write com.apple.HIToolbox AppleThousandSeparator -dict smRoman ‘ ‘
defaults write com.apple.systempreferences AppleIntlCustomFormat -dict-add AppleDecimalSeparator ‘.’
defaults write com.apple.systempreferences AppleIntlCustomFormat -dict-add AppleThousandSeparator ‘ ‘

A questo punto basta incollare questo codice sul terminale e premere “invio”. I numeri in Excel diventeranno tutti nel formato predefinito # ##0.0

Decimal golf

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Forma e sostanza

Giusto due minuti fa stavo guardando un film nel quale si vedeva la vetrina di un’agenzia di viaggi. Dietro la vetrina c’era un bel modello in scala 1:50 di un boeing 747.

Da bambino impazzivo letteralmente per queste cose, avrei fatto di tutto per poter avere quella riproduzione. È ovvio che avrei anche cercato di farlo volare e qui comincia il secondo pensiero che mi è venuto in mente guardando quel film: anche se quel modellino ha la forma di un aereo non volerà mai. Non è fatto del materiale adatto, non ha un telaio che resista. Ha la forma ed il colore di un aereo ma per quanto bene possa essere fatto non è un vero aereo.

Spesso si cerca di vivere di surrogati, di imitazioni, sperando che siano come gli originali ma soltanto meno faticosi da sopportare, moralmente “più economici”. Alla fine però si rivelano per quello che sono e la delusione di non poter volare con quell’aereo è cocente.

Boeing 747

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Fare l’eroe

Un modo di dire molto comune quando qualcuno vuole fare o fa qualcosa al di là della sua portata. Ciò che è capitato a me un paio di giorni fa quando sono voluto uscire quella gelida sera nonostante mi colasse già il naso. Dopo due giorni di febbre alta, letto forzato e medicinali viene subito da pensare che avrei potuto spendere meglio il mio tempo se non avessi voluto “fare l’eroe”.

Abbiamo tutti dei limiti, limiti invalicabili, limiti che possono impedirci di fare tutto, ma proprio tutto ciò che vogliamo; sia che si tratti di un’uscita serale, sia che si tratti d’altro.
Il saggio, l’uomo che conosce sé stesso e la propria condizione di essere umano, sa che è meglio astenersi, che è meglio rifiutare certe cose anche se in linea di principio sono cose che potrebbe fare e che nessuno potrebbe vietargli di fare, come uscire la sera. A fare gli eroi invincibili, ad imitare Superman senza avere i suoi stessi poteri, si rischia solo di fare il passo più lungo della gamba accumulando più guai che benefici.

Superman

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Soffione

Proprio accanto all’ingresso dei laboratori c’è un’aiuola dove è cresciuto un soffione.
Quando ero bambino si diceva tra compagnetti di scuola che quegli strani batuffoli pelosi avevano un potere speciale. Se riuscivi a “catturarne” uno potevi sussurrargli un tuo desiderio e lui lo avrebbe portato volando a Chi lo avrebbe realizzato.
Se dopo avergli sussurrato il desiderio, quel batuffolo cadeva appesantito verso il basso, voleva dire che il desiderio espresso non era buono, oppure che il batuffolo aveva già con sé il desiderio di qualcun altro.

Erano oggetti misteriosi che non sapevo nemmeno da dove venissero ma che, in virtù di queste voci, diventavano rari e ricercati come se valessero milioni. Ora so che quegli oggetti altro non erano che il rimasuglio di semi del soffione.

Ne ho raccolti due o tre per vedere se riesco a far crescere una piantina in vaso. So bene cosa verrà fuori da quei semi, ma questo non ferma la mia curiosità di veder crescere la piantina, né è sufficiente ad impedirmi di guardare a quei bizzarri semi come ad un potenziale soffione che potrei avere a casa.

Se il seme di una banale pianta, indistinguibile da tante altre della stessa specie, suscita tali pensieri e sentimenti, pensiamo a quali pensieri e sentimenti dovrebbero suscitare i nostri simili, fra loro diversi e ciascuno di essi speciale nella mente e nel corpo.

soffione

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Cane pastore

Mentre tornavo a casa per il pranzo ho incontrato un pastore con il suo gregge ed il suo cane. Io che mi spavento un po’ dei cani grossi e sciolti non ho potuto fare a meno di pensare a come se la passassero quelle pecore. Il cane del pastore ha il compito di non far disperdere il gregge: abbaia, ringhia e, se necessario, morde.

Non dev’essere piacevole essere oggetto di tale comportamento però è anche vero che il cane sta facendo il suo mestiere: sta aiutando il pastore. Generalmente il pastore non brama la distruzione del proprio gregge e, se chiede ad un cane di farsi aiutare, ha dei motivi senz’altro buoni nei confronti delle sue pecore.

È vero che il cane abbaia, ringhia e morde, ma anche se è un cane è stato scelto per fare le veci del pastore e, come lui, non può avere propositi cattivi verso le pecore.
Senza voler dire che le persone sono pecore, quante volte abbiamo disdegnato i rimproveri e le prediche di qualcuno solo perché le trovavamo fastidiose? Eppure, il buon cane da pastore fa il suo dovere per il bene del gregge.

Cane pastore

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Il cuoco e l’inondazione

SanjiMentre pranzavo con un delizioso piatto di pasta, mi è venuto in mente Sanji, il cuoco della ciurma di Onepiece. Nel’episodio 319, un filler della saga di Enies Lobby/Water Seven, incontra un anziano signore che sembra cucinare meglio di lui. Sanji è un cuoco eccezionale che riesce a cucinare delle prelibatezze riciclando gli avanzi e, assaggiando la pietanza del vecchio non può fare altro che interrogarsi su quale sia il segreto di una cucina così buona.

vecchioLa prima cosa che fa è osservare la tecnica culinaria del vecchio – osservare è fondamentale per capire la realtà – ma si rende conto che il segreto di quella cucina non è la tecnica ma un ingrediente insospettabile: il sale. Il vecchio usa un particolare sale che raccoglie solo in un determinato momento dell’anno su un luogo del tutto eccezionale. Water Seven infatti soffre ogni anno il fenomeno della “Acqua laguna”, una specie di marea/tsunami che sommerge la parte bassa della città. Una cosa così tremenda viene temuta dalla popolazione che però ha imparato a prevedere il fenomeno ed a rifugiarsi per tempo nella parte alta della città, dopo aver sprangato porte e finestre delle loro case nella parte bassa. Finito il fenomeno, sui tetti delle case l’acqua del mare evapora lasciando un sale molto ricco di sali minerali. Ed è proprio sui tetti che il vecchio raccoglie il suo sale.

Sanji torna dalla sua ciurma con diversi sacchi di sale speciale mentre io, da osservatore, non posso fare altro che pensare a questo esempio di approccio verso la natura e, soprattutto, le calamità. Gli abitanti di Water Seven ormai conoscono il loro ambiente e si comportano in modo da prevenire danni a cose e persone. Allo stesso tempo, il vecchio cuoco ha tirato fuori da una catastrofe naturale, della quale spaventarsi e dalla quale proteggersi, il sale più buono del mondo.

Sanji e l'acqua laguna

Questa puntata è visibile su megavideo.

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