Dai canali ai marziani

Sul finire del diciannovesimo secolo l’astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli osservava sulla superficie del pianeta Marte una serie di “canali” rettilinei. Queste strutture erano frutto di un’illusione ottica favorita dallo sforzo visivo necessario ad osservare il pianeta, ma lo scalpore della notizia ed il susseguente dibattito portarono altri astronomi a tracciare mappe di questi canali e a moltiplicarne le osservazioni.

La presenza di questi canali sembrava evidenziare l’esistenza di esseri intelligenti sul pianeta, i quali avrebbero costruito dei canali per trasportare l’acqua attraverso i grandi deserti marziani. Una notizia del genere si diffuse rapidamente tra la popolazione perché, infondo, “se lo dicevano gli scienziati doveva essere vero”. Così il dibattito sui canali di Marte si trasformò in una specie di suggestione collettiva il cui apice può essere ben rappresentato da quello scherzaccio che Orson Welles, il 30 ottobre del 1938, fece durante una trasmissione radio affermando che stavano arrivando i marziani con il risultato di gettare nel panico tutti i suoi ascoltatori.

Soltanto nel 1964, quando la sonda Mariner 4 riprese immagini del pianeta a distanza ravvicinata, ogni dubbio residuo fu cancellato. Quasi un intero secolo nella convinzione che su Marte vi fossero degli enormi canali per l’irrigazione.

La riflessione che si può fare su questa storia è che l’avventatezza, spesso anche in buona fede, può colpire anche le persone più fidate ed illustri del mondo. Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, dicevano gli antichi. Certo, non dobbiamo essere degli scettici al 100%  perché su molte cose basta un po’ di ragionevolezza e di esperienza, ma non possiamo prendere per buono tutto quello che il “personaggio di riferimento” di turno ci dice. Che sia un giornalista dall’aria retta ed istruita o uno scienziato che si diletta anche di filosofia e storia, la verità di un concetto non dipende dalla persona che lo ha espresso, ma da quanto regge alla verifica con la realtà.

Canali di Marte

Anche questa è una riflessione che non è farina del mio sacco ma proviene dalla mia fidanzata, che ringrazio.

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Conclusioni affrettate

Il lavoro che faccio consiste soprattutto nel calcolare il rapporto tra il numero di particelle interessanti e il numero totale delle particelle che si sono fatte scontrare. Questo rapporto dipende dall’energia con la quale si fanno scontrare le particelle in modo molto graduale e delicato disegnando una curva che somiglia ad una gobba.

Da qualche mese a questa parte, succedeva che alcuni dei punti della curva, invece di seguire l’andamento degli altri, stavano molto più in alto, cioè il rapporto risultava 10 volte più grande del dovuto. Erano come note stonate.
La prima cosa che ho pensato è di aver sbagliato i conti, che potevo aver sottostimato le particelle interessanti o sovrastimato le altre. Avevo letto sul quaderno di misura che qualcuno aveva messo “10″ in qualche strumento, ma ho velocemente concluso che era un settaggio svolto solo per controllare meglio la situazione, qualcosa che non avrebbe mai alterato la misura.

E così sono passati dei mesi con queste note stonate senza spiegazione. Alla fine, esasperato, ho riletto il quaderno di misura e ho visto proprio che quel 10 non era stato messo in uno strumento che controllava e basta, ma era stato messo proprio nello strumento che misurava per evitare che si danneggiasse. Saltare a conclusioni affrettate, cassare un’ipotesi solo perché la si reputa improbabile o perché crediamo che non sia la spiegazione migliore ci fa spesso perdere qualcosa. A volte perdiamo solo tempo; altre volte, che possono anche essere questioni ben più importanti e decisive, perdiamo molto di più. Meglio essere aperti anche all’ipotesi che sembra poco credibile piuttosto che chiudersi e rischiare di rimanere intrappolati.

Sezione d'urto

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Meridiane e fiducia

Ieri sono stato in visita a Palermo. All’interno del duomo si trova una meridiana, di quelle disegnate al suolo e sulle quali viene proiettata la luce del sole che attraversa un buco sul tetto, lo gnomone. Di meridiane del genere si possono trovare in tante grandi chiese un po’ ovunque.

Erano circa le 12:50 quando la guida turistica mi mostrò la meridiana dicendo che alle 12:00 (ora solare) lo “spot” del sole si sarebbe sovrapposto sul simbolo del toro. Visto che con l’ora legale ciò sarebbe avvenuto alle 13:00 sarebbe bastato aspettare 10 minuti per osservare che effettivamente la meridiana funzionasse.
Lì vicino c’era anche un gruppo di tedeschi con la loro guida ad osservare lo stesso fenomeno. Per essere sicuri che quanto detto dalla guida fosse vero ci sarebbe “bastato” aspettare 10 minuti però ad un certo punto pensai che c’erano altre cose da vedere, che 10 minuti non erano poi un lasso di tempo così breve, che tutto sommato era ragionevole che quanto avesse detto la guida fosse vero nonostante io non abbia mai visto funzionare nessuna meridiana di quel tipo.

Il giro della cattedrale continuò e finì alle 12:58. Giusto in tempo per passare vicino alla meridiana mentre il custode invitava tutti ad uscire per la chiusura. I tedeschi erano ancora lì ad aspettare, possibilmente solo per curiosità, ma furono mandati fuori prima delle 13.

Questa vicenda mi ha fatto pensare che a volte un eccessivo scetticismo, la pretesa delle prove anche per ciò che è ragionevole, il non credere alla testimonianza di qualcuno che non ha l’abitudine di mentire può produrre dei “ritardi”. Non è detto che non conduca a conclusioni vere e fondate, ma certe volte i ritardi si pagano.

Meridiana

Meridiana nel duomo di Palermo

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