Per quel piccolo neo

«Mamma, io a scuola non ci vado»
«Che cosa?!?! … Avanti, non fare i capricci e preparati»
«NO! Non è un capriccio, mamma: io ragiono con la mia testa e l’educazione che voglio me la scelgo io»
«Non è un motivo per non andare. Preparati se non vuoi restare ignorante come un somaro»
«Non insultare la mia scelta. Io non sarò un somaro. E poi lo sappiamo cosa fanno gli insegnanti…»
«Sentiamo. Cosa fanno?»
«Gli insegnanti sottopongono gli studenti ad indicibili derisioni, picchiano coloro che dovrebbero istruire e spesso ne abusano sessualmente. Non permetto a queste persone di pretendere di insegnarmi alcunché»
«La verità è che non vuoi studiare perché è faticoso. Ora fila a scuola o te le suono di santa ragione.»

Siamo sempre pronti a lamentarci, a puntare il dito e concentrare la nostra attenzione sul peggio. Andiamo a cercare anche il più piccolo neo e quando lo troviamo generalizziamo subito classificando un’intera categoria in base a quel solo piccolo neo, magari ingigantendolo diverse volte, fino a farlo diventare il marchio distintivo di quelle persone che non ci vanno a genio. Non è che lo facciamo per amore della verità, perché delle persone che ci piacciono non amiamo perdere tempo nel cercare macchie e scheletri nell’armadio. Lo facciamo perché, per altri motivi, abbiamo bisogno del torto nelle ragioni altrui.
Quando qualcuno dice o fa delle cose per noi sconvenienti, soprattutto se in cuor nostro sappiamo essere vere e/o giuste, allora cerchiamo scuse su scuse per giustificare innanzitutto noi stessi rendendo ingiustificabile quel qualcuno. Eppure questo comportamento è un chiudere gli occhi di fronte all’immenso bene che fanno quelle persone delle quali cerchiamo gli orrori, è un “tagliare fuori” una parte della realtà per i propri fini. In parole povere, un’ideologia.

Maestra

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