Il tesoro

Il capitano Spencer e i suoi collaboratori avevano affrontato le insidie di un lungo viaggio per trovare la località dove viveva l’ultimo superstite del grande impero. Secondo alcune voci, alle quali Spencer aveva dato un certo credito, quell’eremita era a conoscenza del luogo dove erano state nascoste le ricchezze dell’antico grande impero che dominava quella regione fino a quasi ottant’anni fa.

Udito l’aprirsi della porta della sua capanna, l’anziano scheletrico eremita si volse indietro scorgendo la sagoma del cercatore di tesori ed esordì subito: “Un uomo così ben vestito non giungerebbe mai sin qui se non per il tesoro. Dico bene straniero?”. “Hai indovinato, vecchio, ma di me ti puoi fidare: rivelami dov’è nascosto e lo divideremo equamente” – rispose allora Spencer.
Il vecchietto si accomodò meglio sulla sua sedia di canne intrecciate e cominciò con una cantilena:

La formica porta il seme al formicaio
mentre il sole tramonta sull’orso che piange
e le sue lacrime penetrano dove germoglia la luce.

“Ti stai burlando di me vecchio! Poche ciance, dov’è l’oro del grande impero?” – “Non ho altro da dirti, straniero” – e il vecchio continuò a ripetere la cantilena. Quel vecchio avrebbe potuto vivere in una reggia, invece si trovava lì a delirare con cantilene. Per Spencer la spiegazione poteva essere una sola: era tutta una balla. Quel povero vecchio non sapeva nulla e si era inventato tutto per attirare qualche benefattore che lo avesse pagato anticipatamente.

Spencer se ne andò senza salutare. Nel ritornare alla sua nave ormeggiata percorse il sentiero che costeggia la collina della formica. Là dove punta quel costone di roccia dall’insolita forma, si trova la valle dell’orso. Al tramonto la luce giunge fino ad un torrente che scorre verso est ingrottandottandosi dopo un chilometro. Laggiù, nella grotta, l’acqua scorre su un manto d’oro, fra monete, calici e monili; immerso in una luce quasi solare.

Capita spesso che per esprimere un concetto importante sia necessario ricorrere ad un linguaggio più velato, a parlare per metafore. I raccontini e le storielle che si leggono qua e là potrebbero nascondere profondi significati. Basta leggere con meno superficialità. L’occhio non attento e precipitoso non vede altro che raccontini sconclusionati; l’uomo libero da paraocchi e guidato dal cuore riesce a scorgere l’essenziale che è invisibile agli occhi.

Tesoro

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