Mondo caotico

Facciamo un esperimento concettuale: immaginiamo un mondo dove la fisica non sia possibile.
In questo ipotetico universo ogni fenomeno è equiprobabile rispetto agli altri, cioè non esiste spettro di probabilità diverso dalla statistica piatta e uniforme. Ogni particella può essere positiva, negativa o neutra in modo del tutto casuale e può cambiare stato senza nessuna ragione. Sistemi possono essere legati o slegati non per la presenza di un potenziale ma perché due corpi possono respingersi o formare un tutt’uno senza motivo, perché legarsi è ugualmente probabile a respingersi.

Immaginiamo dunque un universo dove, sì, ci siano pianeti e forme di vita ma dove l’unica legge è quella della statistica uniforme. In questo universo i pianeti sarebbero agglomerati di materia che per caso, in quel momento, è nello stato di aggregazione ma un domani potrebbe in parte o interamente cambiare stato e dissociarsi. Saremmo attaccati al suolo con la stessa probabilità di fluttuare nello spazio e, soprattutto, due eventi non si ripeterebbero mai né per grandi linee, né nel dettaglio se non perché statisticamente si sono già verificati anche tutti gli altri fenomeni. Tutto sarebbe casuale, tutto sarebbe impossibile da studiare e comprendere.

Esiste un qualche motivo per il quale l’Universo non debba essere così fatto? Eppure noi riusciamo a studiarlo, a carpirne le leggi, a leggere nella sua struttura dei meccanismi e delle ripetitività. Perché allora la natura è costituita da leggi inviolabili, da processi ripetibili, da identità determinate? Una cosa è certa: è necessaria un’intelligenza per comprendere e studiare la natura e l’Universo, come è necessario essere in grado di leggere per comprendere il contenuto di un libro. Lì dove le leggi sembrano assenti possiamo dire che ci sia statistica piatta oppure siamo noi a non sapere ancora leggere?

Intelligibilità

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5 Commenti

  1. avatar giuseppe scrive:

    Il caos stabile ed assoluto è,secondo me, un “non concetto”…sarebbe il nulla, eppure capita di desiderarlo, ma inteso come disordine funzionale per uno o più scopi, più o meno leciti. Ad esempio, quando andavo a scuola io (ormai preistoria),speravo che qualcuno creasse il caos, ancorchè giustificabile solo in apparenza: l’impianto di riscaldamento funzionava male? Allora si faceva “casino”, poi tutti a casa,”era nostro diritto di studenti di stare in classe al caldo… punto”! Intanto, ed era questa la finalità vera, ci si faceva una vacanza inattesa. Altro esempio, meno banale o tragico: i poveri,quelli con il portafogli semivuoto, con le bollette scadute e con il rischio di pignoramento (sono in tanti,ma si vergognano a dirlo), sperano spesso in una rivolta, meglio se non sanguinosa, ma sufficiente a provocare il caos temporaneo, sperando nei cambiamenti idonei ad alleggerire il proprio disagio. Ci sarebbe poi il caos che serve al “trionfo” delle ideologie,individuali o collettive, alla conquista del potere, anche se legittimo…, ma queste sono altre storie, così come il caos psichico individuale, quello non esagerato, ma che “risolve” i conflitti interiori e/o che salva da situazioni imbarazzanti occasionali. E tanti altri casi, anche di “caos benefico”.
    Un saluto.

  2. avatar Intricato scrive:

    A me i disordini, anche se funzionali, non solo non piacciono ma fanno anche paura: alla fine delle rivoluzioni si finisce sempre a tagliare delle teste. Nella mia esperienza personale, la sommossa e la protesta rumorosa servono solo a farsi notare per un breve periodo e a “sfogarsi la coscienza” per poi lasciare tutto così come sta e rifare altre proteste quando siano necessari altri sfoghi. Ci sono modalità migliori per risolvere i problemi e la prima è quella di non ragionare per “diritti”. Se già in partenza sono dell’idea che “questa cosa me la devi” è chiaro che poi agirò come un vendicatore in cerca del ladro che lo ha frodato. Il mio modo di pensare dev’essere invece “hai freddo? trovo un modo per fare calore”…”sei povero? trovo un modo per farti mangiare lo stesso e farti dormire al sicuro”. E se il povero o infreddolito sono io, cerco soluzioni o aiuto. Le rivolte… tanto rumore per nulla!

    Ritornando al post. Perché secondo te il mondo è regolato da rigide leggi e distinte entità? Non poteva essere tutto come nel post? Se no, perché?

  3. avatar giuseppe scrive:

    Sei proprio intricato di nome e di fatto (senza offesa…scherzo):non a caso nel tuo interessante post,qui sopra, non è per niente facile districarsi, anche perchè hai immaginato di mettere assieme… il “diavolo con l’acqua santa” e hai così anticipato quella che potrebbe essere la pre…apocalisse. Io mi sono fatto un esempio…, un po’ “volando”, per la verità, che è questo ed è facilissimo.. quasi troppo facile per essere del tutto vero:
    se si facesse cadere a terra un bicchiere, diciamo da un tavolo,questo bicchiere si romperebbe, purchè la forza d’urto a terra superi quella/e di coesione tra i suoi componenti, anche di pochi componenti. Questa frantumazione, secondo me, non è una legge, ma una logica: “la logica di quel bicchiere” che,per forza, gli preesiste ed è soltanto sua, di quel solo bicchiere; è la sua logica unica assolutamente ordinata ed imprescindibile per la sua esistenza. Quindi, se lo si fa urtare a terra, si viene a creare il “caos” in quell’unica sua logica che coincide con la sua esistenza. Potrei, sin qui, anche aver scritto delle fesserie, però credo che la logica di ogni esistente sia assoluta,unica e specifica di ogni ente materiale complesso o semplice, anche di quelle singole particelle elementari “estreme” che dovrebbero esistere e che, secondo i fisici o alcuni di essi, sarebbero i “mattoni dell’universo” (io per ora ci credo poco a che si possano accertare tali particelle, tanto piccole “che più piccole non si può”, vere,ma impercettibili!). Tornando al bicchiere… la sua velocità accelerata di caduta a terra dipende dalla legge di gravità, che viene definita legge e non logica della gravità, perchè ancora non ne conosciamo la sua essenza logica che indubbiamente c’è, sempre se non sto dicendo cavolate. Quindi,come penso io e per chiudere, il caos è la distruzione di queste logiche che sono specifiche e non ripetibili per la singolarità di ogni entità materiale.
    Un saluto.

  4. avatar Intricato scrive:

    Suggestivo, Giuseppe. Sempre ammesso che io abbia capito cosa hai cercato di spiegarmi. Una logica presuppone intelligenza e finalità, in qualche modo, se non per elaborarla almeno per comprenderla. Allora mi chiedo e ti chiedo: perché tutto ciò che vediamo, tocchiamo, sentiamo e sperimentiamo è intriso di questa logica? (dalla quale poi noi deduciamo la “legge”).
    La domanda non è semplice, forse non ha una risposta alla quale si può giungere logicamente o scientificamente ma solo addentrandosi in quella dimensione misteriosa che è il cuore dell’uomo.

    Grazie della riflessione

  5. avatar giuseppe scrive:

    Penso che ogni esistente sia la concretizzazione di una logica che concettualmente preesiste all’esistente stesso e tutta intera. Quindi non si tratterebbe di intrisione, ma di connotazione completa dell’entità: il difficile, ovvero l’impossibile, è riconoscerla in modo totale.
    Un saluto.

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