Salsicce ripiene

Mi dispiace per i vegetariani e i vegani – che rispetto, pur non condividendo l’accanimento contro indifese creature della flora – ma io mangio carne, qualche volta. Devo dire però che per il 90% delle tipologie di carne che sono vendute in giro non provo grande interesse né stravedo per il loro gusto. Anzi, fino a qualche anno fa la percentuale era del 100% e ne mangiavo solo perché me ne mettevano sul piatto.
In effetti la mia conoscenza della carne era limitata all’alimento in sé e per sé, il mio orizzonte era ristretto a due o tre piatti tanto saporiti quanto potevano essere elaborati: una fettina o una salsiccetta di pura carne cotta e condita con olio; tutto qui.
Mi ero abituato a quel gusto, pensavo che il sapore di quei piatti fosse quello e basta, uno come tanti, qualcosa che si poteva gustare – certo – ma fino ad un certo punto.

Poi la mia ragazza cominciò ad invitarmi al pranzo domenicale nella casa di campagna. Fu lì che per la prima volta nella mia vita assaggiai il prodotto di un vero barbecue.
Non si trattava delle solite “fettine” alle quali ero abituato: c’erano involtini, spiedini e salsicce; tutti rigorosamente ripieni di verdure e formaggi. Ogni boccone non faceva entrare nella bocca solo la carne, ma anche peperoni, pomodori, melanzane, cipolla, formaggio e spezie di ogni tipo. Anche la cottura, sui carboni ardenti e con frequenti annaffiature di vino, aveva fatto la sua parte rendendo tutto molto più tenero e saporito.
Per me è stato veramente scoprire un altro mondo, decine di volte migliore rispetto al precedente. Ora, quando mi ritrovo davanti i miei vecchi piatti, so che c’è ben altro, ben di più, e non posso più pensare di avere innanzi già il massimo, di avere già il meglio. Ora che ho sperimentato un “di più” non posso tornare indietro.

Ecco – sperando di non aver istigato strani pensieri – conosco tanta, tantissima gente, che ha vissuto un’esperienza come la mia ma centinaia di volte più intensa, non relativamente ai gusti gastronomici, ma riguardo al loro stesso stile di vita, la loro esistenza intera. Noi crediamo di goderci già il godibile, di conoscere già cosa ci piace e cosa è bene per noi, facendo un elenco di piaceri vari e assortiti, sensazioni effimere che, una volta esaurite, ci lasciano desiderosi come prima (e anche la carne della metafora appartiene al gruppo, in un certo senso). Non ci rendiamo però conto – o meglio, ce ne rendiamo conto ma siamo pronti a soffocare l’intuizione - che desideriamo ben altro. Capirlo significherebbe ammettere che questi “piaceri” sono poco utili e che abbiamo sprecato il tempo investito su di essi, perché un “di più” c’è, è proprio ciò che il nostro cuore domanda e, una volta scoperto, non si torna più indietro.

Barbecue

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