I sapori del neutrino

Tra le particelle più piccole delle quali si ha notizia c’è il neutrino. Si narra che questo termine fu coniato da Enrico Fermi quando, trattando il decadimento beta, dovette dare un nome ad una particella nuova che non aveva carica elettrica come il neutrone ma che era estremamente piccola. Del neutrino ancora non si conosce proprio tutto perché è la particella più sfuggente che esista – servono enormi apparati per riuscire a rivelarne qualcuno – ma si sa che ne esistono di tre tipi detti “sapori“: neutrino elettronico, neutrino muonico, neutrino taonico.

Questi tre “sapori” sono però tre modi di manifestarsi della stessa entità: si è infatti scoperto che ogni neutrino si comporta come se fosse uno schizzofrenico, oscillando una “personalità” all’altra. Succede – ad esempio – che all’interno del Sole vengano prodotti solo neutrini elettronici ma, a causa del diverso tempo necessario ad emergere dalla stella e a raggiungere la terra, una parte di questi si trasformi in neutrini muonici.

C’è un’altra cosa che si comporta quasi come i neutrini – o peggio – e che possiamo sperimentare personalmente quasi tutti i giorni: anche le parole hanno infatti un “sapore”. Se chi parla è stato etichettato in qualche modo, qualsiasi parola egli dica potrà avere sapore positivo o negativo in base all’idea che l’ascoltatore si è fatto di quella determinata etichetta. Se a parlare è una persona che ci sta antipatica o che fa parte di quel tipo di gente che non ci piace potrà dire anche la cosa più giusta del mondo, ma avrà sempre torto.

I preconcetti, la chiusura, l’etichettare le persone possono cambiare ingiustamente il “sapore” delle loro parole trasformando un discorso, possibilmente vero e giusto, in un trattato indegno. L’ascoltatore onesto non giunge mai alle conclusioni prima di aver sentito parlare l’altro; non mette etichette a nessuno e, soprattutto, non pensa per categorie.

Oscillazioni di neutrino

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