Macchie

Tutti conosciamo o abbiamo sentito parlare del test di Rorschach, quelle macchie di inchiostro usate in psicologia per indagare possibili problemi nei pazienti. Contrariamente a quanto generalmente si pensa, la finalità del test non è tanto quella di sapere cosa il paziente vede nella macchia ma l’osservazione degli atteggiamenti e dei segni che il paziente manifesta durante la risposta. In pratica si tratta di vedere se certi argomenti infastidiscono più di altri o provocano rifiuti particolari o sentimenti anomali.

Potremmo già concludere che i segnali impliciti che ci manda il paziente sono più importanti delle parole che egli ci dice esplicitamente. Allo stesso modo il mondo che ci circonda e ciò che non possiamo percepire direttamente comunica con segni, che richiedono un’interpretazione ma che spesso sono molto più eloquenti di tutti i trattati e le ricerche e i discorsi che gli esseri umani hanno potuto fare nei secoli.

Anche considerando il test come metodo per vedere i “chiodi fissi” nei pazienti può però essere interessante perché, in effetti, non è necessario eseguire il test con delle macchie di inchiostro. Possiamo scrivere un testo equivoco o con frasi di carattere generale e vedere se il nostro lettore salta subito al suo argomento per associazione. In giro per internet ho notato spesso che gran parte delle persone, leggendo un testo che parlava di argomenti del tutto generali, andava all’attacco o si metteva in difesa perché in quel testo ci vedeva l’apologia del suo nemico politico e/o culturale o la sua difesa. Le ossessioni sono pericolose, si rischia di attaccare innocenti e di alzare barricate contro gente del tutto pacifica. Esse vanno a braccetto con il pregiudizio ed il preconcetto, tutte cose che offuscano il giudizio e ci rendono orbi nei confronti della realtà.

Macchie di Rorschach

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