Fiori all’ultravioletto

Per certi versi gli insetti ci vedono meglio di noi e i fiori lo sanno. Anche qualche fotografo di frontiera lo sa, perché ha avuto l’intuizione di utilizzare un apposito filtro – e un apposita camera – che gli consentano di vedere ciò che usualmente non può essere visto. Ecco che così un fiore qualunque, uniformemente giallo, mostra un disegno occulto, un’informazione supplementare prima impossibile da vedere.

Quanto ci fidiamo dei nostri sensi, dei nostri occhi, dei nostri strumenti? La parte dell’universo attualmente misurabile, dimostrabile, confutabile, documentabile non è che una minima parte dell’intero cosmo – senza neanche voler ipotizzare che vi possa essere qualcosa di non appartenente alla nostra idea stessa di cosmo…
Ciò che vediamo non è che un minuscolo sottoinsieme di ciò che esiste. Come possiamo pretendere di avere certezza su qualcosa al di là della nostra portata? Di quel fiore giallo posso dire di vedere solo quel suo colore ma non posso pretendere che in quei petali vi sia soltanto ciò che vedo.

Fiore ultravioletto

Share

Macchie

Tutti conosciamo o abbiamo sentito parlare del test di Rorschach, quelle macchie di inchiostro usate in psicologia per indagare possibili problemi nei pazienti. Contrariamente a quanto generalmente si pensa, la finalità del test non è tanto quella di sapere cosa il paziente vede nella macchia ma l’osservazione degli atteggiamenti e dei segni che il paziente manifesta durante la risposta. In pratica si tratta di vedere se certi argomenti infastidiscono più di altri o provocano rifiuti particolari o sentimenti anomali.

Potremmo già concludere che i segnali impliciti che ci manda il paziente sono più importanti delle parole che egli ci dice esplicitamente. Allo stesso modo il mondo che ci circonda e ciò che non possiamo percepire direttamente comunica con segni, che richiedono un’interpretazione ma che spesso sono molto più eloquenti di tutti i trattati e le ricerche e i discorsi che gli esseri umani hanno potuto fare nei secoli.

Anche considerando il test come metodo per vedere i “chiodi fissi” nei pazienti può però essere interessante perché, in effetti, non è necessario eseguire il test con delle macchie di inchiostro. Possiamo scrivere un testo equivoco o con frasi di carattere generale e vedere se il nostro lettore salta subito al suo argomento per associazione. In giro per internet ho notato spesso che gran parte delle persone, leggendo un testo che parlava di argomenti del tutto generali, andava all’attacco o si metteva in difesa perché in quel testo ci vedeva l’apologia del suo nemico politico e/o culturale o la sua difesa. Le ossessioni sono pericolose, si rischia di attaccare innocenti e di alzare barricate contro gente del tutto pacifica. Esse vanno a braccetto con il pregiudizio ed il preconcetto, tutte cose che offuscano il giudizio e ci rendono orbi nei confronti della realtà.

Macchie di Rorschach

Share

Oltre il materiale

Immaginiamo una donna gettata in una prigione sotterranea. Qui essa dà alla luce e alleva un fliglio. Il bambino cresce senza vedere altro che le pareti della cella, la paglia sul pavimento [...]. La sfortunata donna era un’artista, e quando fu imprigionata riuscì a portare con sé il suo blocco di carta da disegno e una scatola di matite. Poiché non perde mai la speranza di essere liberata, palra costantemente al figlio di quell’altro mondo che lui non ha mai visto. Lo fa in gran parte tracciando per lui dei disegni.

Con la matita tenta di mostrargli come siano i campi, i fiumi, le montagne, le città, e le ondesulla spiaggia. Il figlio è un ragazzo rispettoso, e fa del suo meglio per crederle quando lei gli dice che quell’altro mondoè qualcosa di molto più interessante e di splendido di qualunque cosa ci sia nella cella. A volte ci riesce. Nel complesso egli si comporta abbastanza bene, finché un giorno dice qualcosa che lascia la madre in sospeso. [...] Alla fine la madre si rende conto che il figlio, in tutti questi anni, è vissuto nell’equivoco. «Ma» ansima «non avrai creduto davvero che il mondo reale sia pieno di linee disegnate con una matita di piombo?» «Cosa?» dice il ragazzo «Non ci sono segni di matita, lì?». [...]

Le cime degli alberi ondeggianti, la luce danzante sulla chiusa d’acqua, le variopinte realtà tridimensionali che non stanno racchiuse entro linee ma continuano a definire la propria forma in ogni momento, con una delicatezza ed una varietà che nessun disegno potrebbe mai raggiungere. Il figlio si farà l’idea che in qualche modo il mondo reale sia meno visibile dei disegni di sua madre. In realtà, esso può fare a meno delle linee, perché è incomparabilmente più visibile di esse. [...]

disegno

Ho tentato di mettere in evidenza, in tutto quanto ho detto, come sia inevitabile l’errore in cui può incorrere, nel giudicare ogni fenomeno [...], chiunque vi si avvicini solo da un punto di vista inferiore. La forza di questa critica si basa sulle parole «semplicemente» e «niente altro che». Costui vede i fatti, ma non il loro significato. In buona fede, quindi, egli afferma di aver visto tutti i fatti. In verità, non esiste davvero altro da vedere, lì, se non il significato. Così egli si trova, nei riguardi della questione che sta affrontando, nella stessa posizione dell’animale… Avrete notato che la maggior parte dei cani non capisce l’indicare. Voi gli indicate un pezzo di cibo sul pavimento: il cane, invece di guardare il pavimento, vi annusa il dito. Un dito per lui non è che un dito: null’altro. Il suo mondo è tutto di fatti, senza significati. E in un periodo come questo, in cui è dominante il realismo dei fatti, troveremo gente che di proposito si sforza di assumere questa mentalità canina.

dito cane

C.S. Lewis
Sermone al Mansfield College, Oxford.

Share