L’anfiteatro invisibile

Nella mia città è situato il secondo più grande anfiteatro italiano, cioè il più grande dopo il Colosseo. La gente ci passa letteralmente all’interno conversando, giocando, mangiando un gelato o, addirittura, guidando la macchina o viaggiando in autobus. Sembra una cosa impossibile ma in realtà accade e nessuno sembra rendersene conto. Per quasi tutti quelli che passano da lì l’anfiteatro non esiste o non ha alcuna importanza rendersi conto del luogo dove si sta camminando.

Questo anfiteatro grande quasi quanto il colosseo fu in parte smantellato per costruire gli edifici che oggi gli stanno intorno. Alcuni di questi edifici sono stati proprio costruiti a ridosso del monumento usandolo come parete portante. Fino ad un secolo fa il centro del monumento era riempito di terra e da sopra si vedeva solo una grande piazza. Un anfiteatro sepolto, si potrebbe chiamare. Eppure è sempre stato lì, sotto gli occhi di tutti, anche se in molti ne hanno fatto a meno e non si sono curati della sua esistenza.

Planimetria anfiteatro romano

Planimetria dell'anfiteatro romano a Catania

Anche se oggi in quella piazza è stato scavato un enorme buco dal quale si intravede parte del monumento originario, la gente che passa da quelle parti non ci fa quasi caso. Chissà se quando quel buco ancora non c’era, qualche archeologo provò a dire in giro che in quel posto c’era un anfiteatro grosso quasi quanto il colosseo. Quante volte gli avranno detto che era folle prima di scavare quel buco?

Chissà quante cose abbiamo sotto il naso ma non riusciamo a vedere… Cose che razionalmente potremmo dire che non esistono. Cose coperte da secoli e secoli di fango e costruzioni. Eppure sono lì, sotto gli occhi di tutti.

Anfiteatro romano Catania

Porzione dell'anfiteatro romano di piazza Stesicoro a Catania

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L’occorrente per pubblicare sul web

Prima o poi, per un motivo o per un altro, si decide di aprire un blog o un sito in generale. Oramai in giro ci sono diverse piattaforme libere dalle svariate funzioni che permettono di pubblicare del materiale anche senza conoscere nulla dei sistemi che si sta utilizzando. È mia opinione che per sviluppare la propria creatività al massimo è indispensabile conoscere almeno i rudimenti del linguaggio del web.

Perché essenziale? Chiunque abbia già utilizzato delle piattaforme per la pubblicazione di materiale si sarà accorto che personalizzarle diventa davvero difficile se si ha in mente un progetto non standardizzato. Nel migliore dei casi si ha la possibilità di scegliere fra più template ma, alla fine, qualunque scelta risulta qualcosa di non personale e poco elastico per quanto riguarda l’estetica desiderata. Molte piattaforme permettono però di editare il codice che sta dietro alle pagine: saperlo leggere, interpretare, correggere e abbellire può dare delle belle soddisfazioni.

Il web è disgraziatamente un mondo pieno di “lingue”, non nel senso che è abitato da gente che scrive da tutto il mondo, ma per il fatto che diverse tecnologie si sono sovrapposte con il passare del tempo e sono state inglobate l’una nell’altra producendo un miscuglio di linguaggi informatici che ai più possono sembrare incomprensibili. Ovviamente, quel che dico qua vale per chi è alle prime armi: ci sono maestri nella creazione di siti che hanno anche conseguito dei certificati per il loro sapere. Non è però necessario essere dei maestri per poter gestire il proprio sito (almeno finché non si vuole diventare professionisti del settore).

Le sigle che bisogna conoscere, in ordine di importanza, sono: HTML, CSS, JAVASCRIPT, PHP. Ce ne sono ovviamente tante altre e certamente non bisogna sapere tutto di tutti i linguaggi. Di queste sigle bisogna però sapere il minimo indispensabile perché non c’è personalizzazione possibile senza conoscere le prime due in nessuna piattaforma, figuriamoci su wordpress, che richiede anche la conoscenza del PHP.

Sarei tentato di realizzare dei mini corsi riassuntivi, magari una pagina per linguaggio… per il momento dò soltanto delle indicazioni su dove è possibile imparare facilmente queste informazioni.
html.itIl sito HTML.it ha una sezione per ciascuna delle quattro sigle: HTML, CSS, JAVASCRIPT, PHP. Io ho imparato da lì, con un po’ di pazienza non risulta difficile, soprattutto se si inizia (come sarebbe giusto fare) dall’HTML. Per chi invece vuole approfondire solo il PHP suggerisco Phpnews.it.

Per chi è già pratico di linguaggi e vuole un aiuto con i codici dei colori e con i codici dei caratteri ho alcuni siti che possono risultare molto utili:

  • HTML color codes è una raccolta di colori con rispettivo codice. La scelta è molto ampia e visivamente immediata, soprattutto se si scorre la pagina fino in fondo.
  • ColorSchemer è un tool colorschemerche non ha prezzo: permette di convertire i numeri RGB che spesso vediamo in programmi di grafica come photoshop nel corrispondente codice di colore per il CSS. Ha anche il pregio di affiancare automaticamente una serie di colori a partire da un colore prescelto in modo da avere un tema di colori bello e pronto.
  • HTML – ascii è una tabella con tutti i codici per inserire qualsiasi carattere. Spesso capita di inserire in un sito un commento che contiene il segno “<” oppure “&” o altri caratteri che alla fine non vengono pubblicati. Bene, HTML – ascii permette di sapere che scrivendo “&lt;” invece di “<” verrà pubblicato proprio il secondo simbolo, senza misteriose sparizioni.

html logo

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Segnali stradali

Perché questa metafora delle strade e dei segnali in questo blog?

Per rispondere riflettiamo un attimo su cosa siano i segnali stradali e sulla loro funzione. Anche coloro che non hanno la patente non possono fare a meno di accorgersi che le strade – e non solo – di ogni luogo sono tappezzate di cartelli, segnali, avvisi, indicazioni di ogni tipo. Qualcuno impara a riconoscerli da bambino, osservando il comportamento degli altri, altri ne studiano il significato e conseguono la patente di guida, per molti i segnali valgono anche se non si sta guidando una vettura.

Siamo circondati di segnali il cui scopo è sostanzialmente l’ordine e la sicurezza. Una città priva di qualsiasi tipo di segnaletica può diventare un cimitero. I segnali sono quindi fondamentali, ma non solo per la nostra incolumità. Molti segnali indicano la direzione da seguire, i luoghi che si stanno per raggiungere, i chilometri che mancano ad una determinata meta. Quindi i segnali, in qualche modo, ci avvertono di ciò che stiamo per incontrare sulla nostra strada e ci sottolineano i tratti pericolosi del mondo che ci circonda, oppure regolano soltanto un modo ordinato di comportarsi. Basta, per esempio, pensare al cartello “chiuso per pranzo” appeso fuori da un negozio, oppure alle strisce sul pavimento dell’ufficio postale che indicano come accodarsi in fila.

I segnali sono lì, immobili. Non sembrano esercitare alcuna prepotenza, né si piazzano davanti al parabrezza del veicolo monopolizzando il panorama. Questa dei cartelli è una proprietà che lascia liberi: liberi di ignorare i segnali, di vederli ma di non obbedire. Una cosa però è certa: i segnali sono stati messi da qualcuno che conosce i pericoli della strada e le conseguenze del disordine. In generale ci fidiamo dei segnali stradali perché sappiamo che seguirli è il nostro bene (e l’incolumità delle nostre tasche).

Quindi, di cosa potrebbero essere la metafora questi segnali?

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