Girandola
Nelle fredde serate invernali della mia infanzia mio papà costruiva un giocattolo molto semplice: prendeva un foglio di carta e ritagliava una spirale, una chiocciola di carta che aveva al centro una parte circolare un po’ più grossa; poi prendeva un bastoncino appuntito o una penna scarica o una matita e conficcava la parte tozza tra le fessure del termosifone mentre, sulla punta, sistemava – pigiando bene di modo che il buchino risultante tenesse tutto insieme – la chiocciola di carta che aveva ritagliato.
Magicamente la chiocciola cominciava a ruotare su sé stessa senza fermarsi finché non arrivava qualcuno ad interferire. Fu così che da bambino mi fu insegnato che l’aria calda si dilata diventando più leggera di quella fredda e, per questo motivo, andava sempre verso l’alto. Con quel gioco, il mio stupore da bambino mi permise di osservare ciò che fino a quel momento mi era inosservabile perché non ancora pronto a certi studi: l’aria trasparente; gli effetti del calore; il principio di funzionamento delle mongolfiere; la fisica.
La settimana scorsa, durante un turno di misura nel quale ero solo, ho trovato sul tavolo della sala di acquisizione dei dati una forbice ed un foglio di carta. Così, ricordandomi di quegli inverni di tanto tempo fa, ho costruito una di quelle strane girandole e l’ho montata sopra gli alimentatori dei rivelatori (non sono molto caldi ma hanno delle ventole per essere raffreddati, quindi c’è sempre un flusso d’aria).
Poi il mio turno è finito e nessuno sembra essersi accorto di nulla finché l’altro ieri, entrando per ultimo ad una riunione, mi accorgo che stanno tutti parlando di quello strano gioco. Erano insolitamente stupiti, quasi come dei bambini. Pensavo, al più, che conoscessero già il giochino e che l’avrebbero tolto per riprendersi la penna.
Basta veramente poco per scoprire l’invisibile che abbiamo sempre sotto al naso e stupirci. Quando la realtà stupisce e tocca spontaneamente il cuore percepiamo la grandezza di quanto ci circonda.
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