Illusionisti

C’è una categoria di artisti, di gente di spettacolo, che suscitano un grande stupore nel pubblico perché fanno credere di essere capaci delle cose più impossibili ed incredibili, spesso contrarie alle leggi della natura. Mi riferisco ai prestigiatori, o illusionisti, a quelle persone che hanno maturato delle abilità particolari o che fanno uso di strumenti ingegnosi per intrattenere il pubblico.
Come fanno?

Ogni “trucco” ha un suo manuale, è chiaro, ma c’è una regola che vale per tutti, dal più semplice al più complesso: lo spettatore deve guardare nel posto sbagliato. È per questo che il prestigiatore muove abilmente le mani, generando appariscenti effetti. Mentre la mano destra tira fuori un coniglio dal cappello, il piede sinistro schiaccia un pulsante che prepara il prossimo trucco; mentre lo spettatore guarda la scatola magica, uno specchio copre l’assistente che ne sostituisce il contenuto. L’attenzione viene sempre sviata altrove.

C’è chi di questa regola fa un tesoro prezioso anche se il suo lavoro non consiste in giochi d’ingegno. È gente che ha a che fare con il grande pubblico, che crede di fare informazione anche se, sotto sotto, conduce la sua piccola battaglia ideologica contro un nemico a scelta. E così certe  pubblicazioni, sviano l’attenzione dal concetto principale per focalizzarsi su un dettaglio che viene abilmente trasformato nella pietanza principale del banchetto. Se il mio “nemico” sta parlando di qualcosa di buono, faccio la voce grossa su un commento che gli è scappato durante la cena del giorno prima; se egli sta partendo per una conferenza all’estero lo freddo lamentandomi dello spreco di fondi nell’organizzazione del viaggio e della conferenza; se è una persona importante sottolineo gli eccessi del servizio d’ordine, e così via…

Tra giornalisti ed autori di blog ce ne sono tanti così. Noi che siamo lettori e, in qualche caso, anche autori facciamo attenzione, non dove l’abile illusionista ci invita a guardare ma, lì dove pulsa il cuore vivo di ciò che abbiamo davanti, facendo attenzione a non farci coprire la vista dal solito specchio.

Illusionista

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Nell’armadio

Per Carlo era il primo giorno in quella nuova classe, in quell’ambiente sconosciuto. La comprensibile ansia per l’ignoto che lo circondava svanì improvvisamente quando vide entrare in classe Lucia. Era la più bella ragazza che avesse mai visto.
Quando fu l’ora di ricreazione, si avvicinò al gruppo di persone che parlavano con lei: «Dobbiamo raccogliere i soldi per il regalo di compleanno di Patrizio» – «Quanto ci mettiamo a testa?» – «Decidete voi, tanto per me va bene qualunque cifra» – «Mica siamo tutte fortunate come te, Lucia» – «Forse non è del tutto vero: pensa a quando dovrà cercarsi un ragazzo… dovrà essere uno economicamente alla sua altezza…»

«Ahi! Qui si mette male, caro Carlo» pensò il nuovo arrivato. Carlo non era certo ricco, anzi, si pagava gli studi lavorando part-time come cameriere in un ristorante. Ma non era affatto cattivo e non era affatto una brutta persona. Lucia doveva scoprire il bello di Carlo ma tra loro due c’era un muro economico che sembrava insormontabile.
«Guarda, il nuovo arrivato» – «Ti chiami Carlo, giusto? Parlaci un po di te! Dove abiti?»

«Vivo in una lussuosa villa!» – un secondo dopo, Carlo si era già pentito di averlo detto ma facendolo aveva abbattuto quell’immenso muro che lo divideva da Lucia. Ora doveva proseguire con la commedia o non avrebbe solo perso Lucia ma anche la sua reputazione.
Con il passare dei giorni Lucia si innamorava sempre più di Carlo, non perché fosse “ricco” ma proprio per la parte vera e bella di lui. Questo a Giorgio non andava proprio giù perché lui stravedeva per Lucia da molto prima che si facesse vivo Carlo e lei non lo aveva mai degnato di considerazione.

Giorgio era ormai ossessionato: braccava Carlo e sorvegliava ogni sua mossa. Alla fine scoprì chi era realmente perciò invitò tutta la classe a mangiare nel ristorante dove lavorava Carlo.
Come era prevedibile, tutti videro che Carlo era solo un cameriere. La maggior parte dei compagni se ne andò con indignazione. Non per aver scoperto “la verità” su Carlo, ma per essere stata coinvolta, usata e condotta lì solo per “smascherare” il ragazzo.
«Non è divertente?» chiese Giorgio con sorriso compiaciuto.

Giorgio mi ricorda certa stampa e, in particolare, buona parte del giornalismo di inchiesta in questo paese: spesso si fanno inchieste su inchieste, indagini senza fine perseguendo una maniacale ricerca di scheletri nell’armadio. Il movente di questo immane dispendio di energie non è certo la passione per la verità né un buon senso della giustizia, perché anche nel cercare ciò che è giusto c’è una misura e c’è un modo opportuno.
Spesso si cerca la verità scomoda per il proprio nemico, per l’oggetto della nostra invidia o gelosia; si identifica qualcuno da odiare e rovinare perché ci sembra irraggiungibile la sua fortuna e vogliamo togliergliela. La vera maniera di perseguire ciò che è vero e ciò che è giusto è promuoverne il fascino e non rovinare quella brava persona che, colpevolmente o meno, ha commesso qualche errore.

Scheletro nell'armadio

P.S. Qualcuno abbastanza cresciuto potrebbe riconoscere la scena di un film che mi ha ispirato questo post. A voi ricordarlo.

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