Lo scoglio addobbato

Chi usa immergersi con la maschera, nuotando fra gli scogli, sa che talvolta si può incontrare qualche roccia “addobbata” come fosse un albero di natale. Non è la mania di qualche burlone filo-natalizio né uno scherzo della natura: si tratta di esche finte.
I pescatori lanciano le loro esche colorate – e costosissime – fra gli scogli perché hanno maggiore probabilità di pescare qualche pesce ricercato. Il rovescio della medaglia è che capita sovente di incastrare l’amo nelle irregolarità di qualche roccia del fondale; magari lo stesso sasso dove tutti i pescatori che frequentano quel luogo commettono lo stesso errore. Quando capita, al pescatore non resta che tagliare il filo e procurarsi un’altra esca.

Pur non avendo mai pescato neanche una sardina in tutta la mia vita, ho una collezione di ami, esche e pezzetti di filo – tra gli scogli c’era anche un piccolo pesciolino di gomma, chissà quanto sarà costato all’incauto pescatore…
Il pescatore che ha esperienza sa dove lanciare l’esca e come tirare il mulinello per evitare di perderla su qualche scoglio. Se tiene alla sua esca è disposto a tuffarsi per recuperarla. L’esperienza ed il senso del valore non crescono però sugli alberi.

Forse quello scoglio “addobbato” è proprio lì per insegnare qualcosa: c’è chi dell’errore fa tesoro, ascolta la voce di chi ha più esperienza ed impara il valore di ciò che rischia; c’è però chi vuole vivere sereno, abbassa mentalmente e di proposito il valore dell’esca cosicché, anche lasciandola sistematicamente sullo scoglio, possa raccontarsi di non aver perso nulla di valore. Purtroppo i valori della vita sono ben più preziosi di qualche costosa esca e non dovrebbero essere barattati per una vita apparentemente senza pensieri.

Esca finta

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La qualità delle maschere

Una delle esperienze più belle che si possono fare andando a nuotare fra le onde del mare è quella di immergersi ad osservare il mondo sommerso scoprendo la possibilità di muoversi lungo anche la terza direzione – in alto e in basso – con le proprie forze. Oggi, ad esempio, ho visto un branco di piccoli pesci che scandagliavano il fondale sabbioso in cerca di piccoli molluschi e crostacei da mangiare.

Per riuscire in questa impresa è importante un accessorio che permetta una visione nitida sott’acqua. Senza di esso ci si vede lo stesso ma – almeno nel mio caso – riesco a malapena a distinguere le sagome degli oggetti. La maschera per immersioni consente di conservare un piccolo ambiente entro il quale poter aprire agevolmente gli occhi ed avere una visione nitida. Se la maschera è di buona qualità l’acqua non entra e l’immersione si svolge serenamente.

Ne ho avute diverse, di maschere, negli anni: le ho cambiate spesso perché entrava l’acqua. Con queste cose è inutile cercare il risparmio perché, con l’illusione di spendere meno, si finisce per sborsare una bella somma a furia di sostituire le maschere che si rivelano non adatte o poco resistenti. Meglio spendere quello che ci vuole una volta per tutte ed avere un prodotto di qualità piuttosto che ripetere l’acquisto tre o quattro volte.
Spesso è così anche in altri ambiti. Le opinioni che ci costano poco si rivelano, nel tempo, per quel che sono: un “di meno”; l’accontentarsi di un “bene” superficiale ed effimero perché più faticoso praticare la strada di una vita veramente migliore. Ed è molto peggio rinunciare alla maschera perché si presume che siano tutte “bucate” perché così ci si perde l’incredibile bellezza del mondo sommerso.

Maschera sub

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Affidarsi alle onde

Ci sono due tipi di bagnanti: quelli che stanno semplicemente a mollo dove si tocca e quelli che invece nuotano divertendosi.

I primi non accettano di concedere al mare il benché minimo potere di spostarli (anche se poi ci riesce lo stesso). Mantengono la posizione ribellandosi alle onde e vivendo il bagno come un continuo assalto al dominio della propria posizione da parte del mare. In genere chi fa così non sa nuotare e se cerca di galleggiare non ci riesce. Più cerca di galleggiare con un proprio sforzo, più va a fondo.

I secondi sanno che per nuotare devi abbandonarti alle misteriose acque almeno in parte; che quando si galleggia non è uno sforzo a sostenerli ma il mare stesso. Sono cullati dalle onde e solcano le correnti muovendosi in ogni direzione anche dove non si tocca. Addirittura si rilassano facendo “il morto” e abbandonandosi completamente alle onde, pur potendo smettere in qualsiasi momento.
È una questione di orgoglio e fiducia: c’è chi si affida alle onde; c’è chi si ostina nella sua posizione e non scopre mai quanto sia bello nuotare.

Tartaruga marina

ringrazio ovviamente la fidanzata per l’ispirazione

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La giovane sogliola

Una giovane sogliola pensò: «Perché nelle mia famiglia tutti nuotano coricati a terra? Voglio nuotare staccata dal fondale, come i tonni e le balene che sono liberi e vedono il mondo.» Cominciò allora a nuotare come voleva di nascosto, allontanandosi un po’ e poi tornando subito indietro per lo spavento. Ma un po’ alla volta le cose andarono meglio, e arrivò al punto che non poteva allontanarsi oltre senza farlo sapere alla famiglia.

Allora, un giorno, si presentò alla sua famiglia e disse: «State a vedere.» E fece un magnifico giro della morte.
- Figlia mia,- scoppiò a piangere la madre, – ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, nuota come i tuoi fratelli che ti vogliono tanto bene.
Il padre la stette a guardare severamente per un pezzo, poi disse : «Attenta a te perché quel che fai è pericoloso. Una sogliola è fatta per stare sul fondo, non per girare follemente in alto e in basso.»
La giovane sogliola voleva bene ai suoi, ma era troppo sicura di essere nel giusto per avere dei dubbi: abbracciò la madre, salutò il padre e i fratelli e si avviò verso l’alto.

Il suo passaggio destò subito la sorpresa di un crocchio di cernie. «Il mondo va a rovescio» disse una di loro, «Poveretta» disse un’altra. Ma la sogliola proseguì la salita. A un certo punto vide fuggire da lei gli altri pesci. - Che male vi ho fatto? – pensò indispettita – Perché non rispettate la mia scelta? Stupidi… – Non fece però in tempo a finire il pensiero che su di lei si era già stesa l’ombra di un tursiope con la bocca aperta per il facile boccone. La sogliola nuotò più veloce che poteva ma il tursiope le stava sempre dietro. Andava a destra, a sinistra, in alto, ma il predatore si avvicinava sempre più.

Poi, per istinto – quell’istinto di sogliola che aveva rinnegato – si fiondò verso il fondale e scomparve, mimetizzandosi, in una nuvoletta di sabbia. Il tursiope scandagliò la zona con i suoi ultrasuoni. I click erano sempre più vicini e la sogliola aveva sempre più paura. Dopo un po’ però il tursiope lasciò perdere e se ne andò.
- Ora ho capito – meditò la sogliola – che per vivere meglio devo rispettare la mia natura. Nessuno però mi impedisce di girare il mondo e di essere libera nuotando sul sicuro fondale. – Quella sogliola non fu mai più vista da nessun predatore, girò i fondali di tutto il mondo e si fece molti amici.

Sogliola

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