Sorprese di bentornato

Sono tornato a casa. Sono stato via per poco tempo eppure al mio ritorno ho trovato una piacevole sorpresa.

Circa un anno fa avevo seminato delle passiflore. Erano stati ricavati da una pianta adulta che era stata intenzionalmente impollinata per produrre frutto, ma le speranze di ottenere anche una sola pianta “figlia” erano poche. I semi di passiflora sono infatti tra i più capricciosi che esistano per diversi motivi: devono essere accuratamente ripuliti dalla polpa del frutto che ne inibisce la nascita; devono essere “attivati” con l’acqua tiepida; devono trovare un terreno particolare; germogliano anche dopo diversi mesi dalla semina.

Nonostante tutto, quando sono partito, cinque piantine erano già germogliate e si erano arrampicate, intrecciandosi fra loro, su un pergolato opportunamente collocato lì vicino. La fioritura della passiflora avviene ad almeno un anno dalla nascita e non mi aspettavo certo che al mio ritorno avrei trovato il primo bocciolo di questa nuova generazione.
Questo inatteso bocciolo ha suscitato in me stupore e meraviglia, in barba a chi classificherebbe l’accaduto come “una comunissima pianta che ha prodotto un banalissimo fiore”. Il nostro problema è che spesso riduciamo le straordinarie sfaccettature della realtà ad ordinarie banalità chiudendo, in qualche modo, i nostri occhi di fronte alla bellezza e a processi, tutto sommato, incredibili del mondo circostante. È infatti incredibile che quel bocciolo sia nato proprio lì e non altrove e proprio adesso e non dieci giorni fa o il mese prossimo. Ancor più incredibile come da pochi semi venga fuori tutto ciò, inaspettato ma sperato, poco controllabile ma appartenente ad un divenire, gratuito.

Bocciolo passiflora

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La fine del seme

Era un frutto succulento ma è stato barbaramente sbucciato, tagliato, mangiato. Alla fine del supplizio era rimasto solo un seme gettato, scartato, lanciato al suolo. È sepolto, la terra lo schiaccia, la luce non lo raggiunge. È finito.

Eppure… eppure c’è come una sensazione che non sia finito tutto lì, che dopo tutto quello che è accaduto ancora manchi qualcosa. Anzi, manca la cosa più importante, la cosa più incredibile, quella svolta improvvisa che dà un senso a quanto accaduto.

Seme germoglio

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Soffione

Proprio accanto all’ingresso dei laboratori c’è un’aiuola dove è cresciuto un soffione.
Quando ero bambino si diceva tra compagnetti di scuola che quegli strani batuffoli pelosi avevano un potere speciale. Se riuscivi a “catturarne” uno potevi sussurrargli un tuo desiderio e lui lo avrebbe portato volando a Chi lo avrebbe realizzato.
Se dopo avergli sussurrato il desiderio, quel batuffolo cadeva appesantito verso il basso, voleva dire che il desiderio espresso non era buono, oppure che il batuffolo aveva già con sé il desiderio di qualcun altro.

Erano oggetti misteriosi che non sapevo nemmeno da dove venissero ma che, in virtù di queste voci, diventavano rari e ricercati come se valessero milioni. Ora so che quegli oggetti altro non erano che il rimasuglio di semi del soffione.

Ne ho raccolti due o tre per vedere se riesco a far crescere una piantina in vaso. So bene cosa verrà fuori da quei semi, ma questo non ferma la mia curiosità di veder crescere la piantina, né è sufficiente ad impedirmi di guardare a quei bizzarri semi come ad un potenziale soffione che potrei avere a casa.

Se il seme di una banale pianta, indistinguibile da tante altre della stessa specie, suscita tali pensieri e sentimenti, pensiamo a quali pensieri e sentimenti dovrebbero suscitare i nostri simili, fra loro diversi e ciascuno di essi speciale nella mente e nel corpo.

soffione

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Verso l’alto

Penso che più o meno tutti abbiamo o abbiamo avuto un vaso per farci crescere una piantina. Di solito la si compra bella e pronta dal vivaio, la si mette da qualche parte per soddisfare il proprio senso estetico e poi ci si deve solo preoccupare di annaffiarla. Un bell’esperimento è però quello di riempire un vaso di terra e lasciarlo fuori, oppure metterci un bel semino e stare a guardare.
È ciò che ho visto succedere in questi giorni su uno dei vasi che si vedono al di là della finestra della cucina.

Ogni giorno vedevo quel germoglio strano diventare un po’ più grande e poi slanciare verso l’alto una specie di pallina verde attaccata ad un lungo stelo. Mi sono chiesto per almeno due giorni che razza di fiore potesse venir fuori ed oggi l’ho visto, piccolo piccolo.

Mi è allora venuto in mente che la vita è proprio una disubbidiente. Tutto ciò che è privo di vita cerca sempre una condizione di “potenziale minimo”: il sasso tende a cadere più in basso che può, le rocce si consumano per effetto dell’acqua e del vento, le cose calde tendono a raffreddarsi, le cose piene tendono a svuotarsi. La vita no. Invece che ridursi ad un punto, il seme si espande e getta le radici; produce foglie e si ingrandisce. Gli alberi si innalzano spaventosamente invece di schiacciarsi al suolo, per non parlare degli uccelli. I viventi sono piuttosto atipici per un cosmo dove tutto tende al suo minimo.

sequoia

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