Qualche giorno fa un amico commentava una fotografia nella quale, con oggetti quotidiani, si otteneva la raffigurazione di qualcos’altro. Per semplicità supponiamo si trattasse di un cavallo. Il mio amico, guardando quel cavallo, mi chiese: «Perché mi mostri questa foto di una mucca?».
Questa domanda, inizialmente disarmante, mi ha spinto ad una riflessione sull’osservazione e la sostanza delle cose.
Quando guardiamo una fotografia, che è la registrazione dell’immagine di un soggetto in un determinato istante di tempo, a noi giunge soltanto l’informazione estetica e, forse, qualche messaggio che l’artista ha voluto introdurre nel suo scatto o nella sua composizione. Come facciamo però a dichiarare la sostanza dell’oggetto riprodotto?
La foto che ho mostrato al mio amico rappresenta un cavallo ma la sostanza degli oggetti che compongono il cavallo non è quella di un cavallo. Se costruisco una statua di un cavallo e la dipingo, la sola immagine della statua non mi fa capire se ho usato il gesso o la carta pesta o la plastica. C’è quindi un limite alle dichiarazioni che possiamo fare sulla realtà basandoci soltanto sulle informazioni che riusciamo a ricavarne da osservazioni superficiali.
Attualmente non disponiamo di uno strumento che ci permetta di osservare (indagare) la realtà nella totalità della sua sostanza. Possiamo certo descriverla con precisione tanto più grande quanto maggiore è il numero di strumenti che possiamo usare (analisi chimiche e fisiche) ma non possiamo raggiungere un infinito dettaglio. A maggior ragione quando parliamo di astronomia o cosmologia (lontano nello spazio) e archeologia o storia (lontano nel tempo).
Spesso il nostro giudizio è superficiale, si basa cioè su dati troppo parziali per poter apprezzare la sostanza delle cose, sull’immagine che ci perviene e non su un’informazione che ne descrive la sostanza. Prima di formulare un giudizio, prima di giungere a conclusioni o di supporre di sapere già com’è una determinata esperienza, invece che basarci sul sentito dire dovremmo applicarci in un’indagine appropriata per ciò che vorremmo giudicare. Se si tratta di un’esperienza di vita, lo strumento adeguato è quello di mettersi in gioco al 100% e verificare.
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