Pretese impossibili

Due contadini conversavano sotto il sole estivo. Il primo dice all’altro:
«Quanta luce! È ovunque: si diffonde sui campi, sui colli, sulle spighe di grano rendendole splendenti. Grazie al Sole, che regalandoci i suoi raggi fa crescere il raccolto. Non è meraviglioso?»
L’altro risponde:
«Ma sotto quell’albero non c’è luce! Se il Sole fosse così generoso illuminerebbe anche sotto l’albero e io avrei altri metri quadri da coltivare.»

Il secondo contadino è uno di quelli che magari vorrebbero fare un’altra cosa nella vita e vivono il loro lavoro come una grande fatica. Nel loro caso, il raccolto dipende solo dalle non sufficientemente retribuite energie che il contadino spende per arare, seminare, irrigare, concimare e mietere. In quest’ottica, se c’è, il Sole è un atto dovuto. È per questo motivo che contesta il suo collega sulla luce proponendogli il caso dell’ombra. Lo sfida per chiedergli: «Se la luce è davvero così gratuita perché non c’è anche dove io vedo l’ombra? Di giusto, avrebbe dovuto esserci luce anche dove c’è ombra».

Quell’ombra – minima rispetto a tutto il resto del panorama che può vedere con il suo occhio – è necessaria e utile. Se per assurdo, avessimo il potere di assecondare quell’uomo, per realizzare il suo mondo “perfetto”, di sola luce, dovremmo negare agli oggetti la capacità di essere opachi e di riflettere quindi parte della luce che ricevono. Ma in questo caso lui per primo sarebbe cieco, perché non ci sarebbe luce raccolta dal suo occhio opaco e non ci sarebbe luce da raccogliere senza oggetti opachi che la deviino verso l’occhio. A tutti gli effetti, la sua proposta di mondo migliore sarebbe un mondo peggiore.
Quando i raggi cominciarono a picchiare forte sul capo di quel contadino – facendolo pure sudare – si recò proprio verso quell’ombra, oggetto del suo contestare.

Evitiamo certo pessimismo apparentemente “logico” che sembra giustificare il nostro approccio riduttivo con la vita: corriamo il rischio di concentrarci sul peggio e di ignorare la bellezza e la gratuità di ciò che ci circonda; rischiamo cioè di perderci un vero tesoro per non aver visto il senso nel negativo che notiamo.

Campo di grano

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Cosa ti perdi

«Sai c’è questo film che mi piacerebbe vedere»
«Ora cerco dove lo proiettano. … Ah, la proiezione è in 3D. Bello!»
«3D?!?!»
«Sì, la nuova tecnologia a lenti polarizzate che ti permette una visione stereoscopica dandoti la sensazione di profondità»
«Noooo. Mi gireranno gli occhi! Lo voglio vedere normale»
«Ma cosa dici… Non sai cosa ti perdi. Vieni a vedere com’è e poi mi dici se ti sono girati veramente gli occhi.»

Questo dialogo è realmente avvenuto fra me e un mio parente. Non so se tutti condividono con me l’idea che il 3D nei cinema sia un “di più” però è difficile non considerarlo una miglioria – certo non essenziale – che aumenta il godimento dello spettacolo. Insomma, chi non lo prova almeno una volta per ostinazione o preconcetto non sa cosa si perde. Possiamo dire che il 3D ci fa stare male e ci fa girare la testa; possiamo dire che gli occhiali che danno in dotazione sono fetidi e non igienici; possiamo dire che tutto sommato i film sono belli anche senza il 3D; possiamo dire che il biglietto costa pure troppo – avendo anche ragione – ma se non proviamo di persona non possiamo mai sapere com’è un film 3D e se il gioco vale la candela.

Il nuovo ci spaventa, ciò che è sconosciuto ci inquieta, allora produciamo le scuse più astute per non affrontare la novità, anche se a volte la novità è una cosa antica e praticata da sempre che ci hanno appena proposto. Se non si sperimenta, nella vita, non si cresce, non si impara a distinguere il bello dal brutto e il negativo dal positivo: si vive dentro un guscio al sicuro da qualsiasi cosa, anche da quelle che potrebbero realmente cambiarci la vita e regalarci stupore e bellezza. Non si deve certo accettare tutto ma se quanto ci viene proposto fa realmente vivere “meglio” la gente, in modo visibilmente più bello, forse è il caso di provare.

occhiali 3D

P.S. Il mio parente, convinto ad andare alla proiezione in 3D ha poi ammesso che non gli sono girati gli occhi e che si è divertito.

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