Brina

Per molti, trovare il mondo ricoperto da minuscoli cristalli di ghiaccio al mattino può essere una cosa banale e scontata ma, per me che provengo da ben altre situazioni climatiche la brina è una cosa veramente curiosa. Quando si cambia casa, modificando anche le proprie latitudini, il nuovo luogo di residenza può sembrare “alieno”, strano, bizzarro.

La cosa più curiosa che ho notato, oltre al misterioso fascino delle foglie luccicanti come diamanti è che la brina persiste solo dove vi è ombra. Laddove arriva la luce del sole le verdi erbette si scrollano di dosso il peso della fredda ed umida notte e si drizzano rigogliose. La stessa brina che le ricopriva, una volta ritornata liquida, lascia umido il terreno rendendo inutile la pioggia.
Diversa è la situazione delle zone in ombra. Là dove la luce del Sole fatica a diffondersi, ostacolata dalla presenza di case, alberi o sassi, il ghiaccio persiste a lungo.

In quell’erba nell’oscurità, gelata dal ghiaccio, ricoperta da un manto di freddezza, ricurva su se stessa, vedo come tanti omini e donnine che quella luce non l’hanno ancora vista, che vivono una notte senza alba, senza fine, senza scopo; a sé stessi bastanti, unica cosa rilevante in un cosmo di gelo e tenebra. Eppure pochi centimetri più in là ci sono dei fuscelli che l’alba l’hanno vista, che già sentono il calore della luce solare, che sono aiutati dall’energia ricevuta ad ergersi in direzione del cielo. Con il loro splendore testimoniano la potenza della radiazione luminosa, dicono: «Il Sole sta arrivando anche da te».

brina

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Ikaros

Uno dei sogni più sognati è quello dell’era spaziale, l’esplorazione di mondi distanti anni luce da noi con astronavi in grado di oltrepassare i limiti imposti dalla relatività.
Nessuno sa ancora bene come ciò potrebbe essere possibile ma una sola cosa è certa: l’energia necessaria sarà davvero enorme. Questo problema energetico si scontra ferocemente con il tema delle energie rinnovabili. Sarebbe infatti impensabile alimentare un’astronave del genere con pale eoliche o pannelli solari.

C’è però chi ci ha voluto provare. Una sonda giapponese di nome Ikaros è un esperimento di propulsione attraverso il vento solare. Si tratta di una sonda dal peso di 315Kg munita di una “vela” quadrata di diagonale pari a 20 metri e sulla quale collide il vento solare, un flusso di particelle alfa e protoni che si muovono alla velocità media di circa 400Km al secondo. Le particelle del vento solare trasferiscono la loro energia alla sonda e la accelerano. Ricorda molto una puntata di deep space nine dove il capitano Sisko costruiva ed utilizzava un veicolo molto simile.
L’esperimento scientifico voleva solo verificare la fattibilità dell’apparato ma c’è chi invece strumentalizza questo tentativo come soluzione ambientalista ai viaggi spaziali e motivo per dichiarare che le altre risorse energetiche, ben più potenti, sarebbero inutili.

Purtroppo le cose non stanno così. Mi sono divertito nel fare qualche conto con excel ed ho scoperto che la sonda, partendo dalla Terra, impiegherebbe cento anni solo per percorrere ottomila chilometri! (circa la distanza tra Washington e Tokyo – 7700Km) Figuriamoci quanto tempo servirebbe per percorrere quel paio di anni luce che ci separano da Alfa Centauri (senza considerare che anche Alfa Centauri ha il suo vento solare in direzione opposta).
La scienza può essere usata male come qualsiasi altra cosa e non solo nella forma di armi o sperimentazioni immorali ma anche, e soprattutto, per disinformare e illudere le persone su certe ideologie. Verifichiamo sempre quel che ci viene detto da chi fa tanto rumore sugli esperimenti altrui.

Ikaros

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Pretese impossibili

Due contadini conversavano sotto il sole estivo. Il primo dice all’altro:
«Quanta luce! È ovunque: si diffonde sui campi, sui colli, sulle spighe di grano rendendole splendenti. Grazie al Sole, che regalandoci i suoi raggi fa crescere il raccolto. Non è meraviglioso?»
L’altro risponde:
«Ma sotto quell’albero non c’è luce! Se il Sole fosse così generoso illuminerebbe anche sotto l’albero e io avrei altri metri quadri da coltivare.»

Il secondo contadino è uno di quelli che magari vorrebbero fare un’altra cosa nella vita e vivono il loro lavoro come una grande fatica. Nel loro caso, il raccolto dipende solo dalle non sufficientemente retribuite energie che il contadino spende per arare, seminare, irrigare, concimare e mietere. In quest’ottica, se c’è, il Sole è un atto dovuto. È per questo motivo che contesta il suo collega sulla luce proponendogli il caso dell’ombra. Lo sfida per chiedergli: «Se la luce è davvero così gratuita perché non c’è anche dove io vedo l’ombra? Di giusto, avrebbe dovuto esserci luce anche dove c’è ombra».

Quell’ombra – minima rispetto a tutto il resto del panorama che può vedere con il suo occhio – è necessaria e utile. Se per assurdo, avessimo il potere di assecondare quell’uomo, per realizzare il suo mondo “perfetto”, di sola luce, dovremmo negare agli oggetti la capacità di essere opachi e di riflettere quindi parte della luce che ricevono. Ma in questo caso lui per primo sarebbe cieco, perché non ci sarebbe luce raccolta dal suo occhio opaco e non ci sarebbe luce da raccogliere senza oggetti opachi che la deviino verso l’occhio. A tutti gli effetti, la sua proposta di mondo migliore sarebbe un mondo peggiore.
Quando i raggi cominciarono a picchiare forte sul capo di quel contadino – facendolo pure sudare – si recò proprio verso quell’ombra, oggetto del suo contestare.

Evitiamo certo pessimismo apparentemente “logico” che sembra giustificare il nostro approccio riduttivo con la vita: corriamo il rischio di concentrarci sul peggio e di ignorare la bellezza e la gratuità di ciò che ci circonda; rischiamo cioè di perderci un vero tesoro per non aver visto il senso nel negativo che notiamo.

Campo di grano

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Il mago delle nuvole

A Francesco non piacevano le giornate nuvolose nelle quali le nuvole transitavano offuscando il sole ma senza degnarsi di fare nemmeno un goccio di pioggia. Quel giorno i colori erano sbiaditi e il mondo, attraverso la finestra della casa della nonna, sembrava soffocato sotto una cappa di tristezza grigia.

Sei lì alla finestra da più di venti minuti – lo richiamò la nonna dopo esserglisi avvicinata e aver gettato uno sguardo al cielo. Francesco la guardò sorridere come se la sapesse lunga. Ti mette tristezza il cielo nuvoloso? – chiese affettuosamente la donna – Si! Mi dà fastidio tutto questo grigiore e non capisco che senso abbiano tutte quelle nuvole se non fanno cadere nemmeno la pioggia. Ingrigiscono tutto ecco! – borbottò Francesco. La nonna, senza cambiare espressione, indicò lentamente il castello che si trovava sulla collina. Lassù vive il mago delle nuvole – disse – le dispone nel cielo a suo piacimento. Non è distante da qui, puoi andare a parlargli se ti va.

L’immenso portone del castello era già leggermente aperto quando Francesco lo raggiunse nel bel mezzo del pomeriggio. Il ragazzino si fece timidamente strada fra i corridoi, seguendo la scia di bigliettini appesi alle pareti. Annotazioni di ogni tipo lo accompagnarono fino al laboratorio sulla torre dove trovò un anziano signore che si divideva tra un telescopio ed una manovella che roteava di tanto in tanto – I tuoi genitori non ti hanno insegnato a bussare? – chiese l’uomo senza distogliere lo sguardo dai suoi strumenti – Me ne scuso – rispose il ragazzino – Sono Francesco, vengo da quella casa, ci sta mia nonna – Uh, devi essere il nipotino di Cassandra – disse sorridendo il vecchietto – Come mai sei qui? – Sono qui per chiederle di fare sparire le nuvole perché quando non c’è il sole è tutto grigio – Stanno benissimo lì dove stanno! Anzi, con un ultimo ritocco saranno perfette – Francesco si indispettì leggermente – Perché passa tutto il tempo a coprire il cielo senza motivo? Come può permettere che il sole venga offuscato in quel modo? – Ora non posso perdere tempo con te, ma se avrai pazienza capirai – rispose lapidario l’uomo.

Il mago delle nuvole tornò alle sue operazioni ignorando il ragazzino. Il giorno era ormai al termine e Francesco aveva perso le speranze di poter vedere il Sole prima di rientrare a casa. Stava uscendo dal castello quando davanti a lui apparve uno spettacolo meraviglioso: la luce del Sole al tramonto filtrava attraverso le nubi colorando il cielo con centinaia di sfumature differenti. Sembravano le pennellate luminose di un artista su una immensa tela. Se il cielo fosse stato terso e limpido Francesco avrebbe visto soltanto un disco arancione nascondersi dietro l’orizzonte. Il mago delle nuvole aveva fatto un ottimo lavoro faticando tutto il giorno.
Francesco tornò a casa consapevole che tutto ha un senso. Anche le cose che sembrano oggettivamente brutte lo hanno, anche se quel senso non è immediatamente comprensibile.

Nubi al tamonto

Ispirato dalla mia fidanzata che, guardando il cielo nuvoloso, ha detto, come fa di solito: “Oggi ci sarà un bel tramonto”

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Nucleosintesi

Nel sottosuolo del nostro pianeta ci sono minerali di ogni tipo e, tra questi, anche l’uranio e altri elementi pesanti. Attualmente si crede che tutti gli elementi presenti nell’Universo siano dovuti alla nucleosintesi nelle supernovae, un processo esplosivo attraverso il quale si passa da nuclei di media taglia, ad oggetti molto più pesanti.
Una supernova dura qualche anno – un tempo estremamente rapido per una stella – e lascia una estesa nube ricca degli elementi prodotti nelle reazioni nucleari e un piccolo residuo centrale.

Questa è la spiegazione che attualmente ci diamo al perché sulla Terra ci siano elementi pesanti come l’uranio. Soffermandosi però un attimo su questa spiegazione vengono in mente alcune considerazioni e alcune domande.
Se l’uranio proviene dalla nucleosintesi in una supernova vuole dire che prima dell’esistenza della Terra, prima dell’esistenza del Sole, nella stessa porzione di spazio, dev’essere esistita una stella che poi ha prodotto una supernova e i cui residui costituiscono noi e il resto del nostro sistema solare. Quanto era grande? Di che colore era? Dov’era di preciso? Qual’era la sua temperatura? Quando è esplosa? Perché la materia sparsa da un fenomeno esplosivo dovrebbe letteralmente invertire il moto e ri-aggregarsi (concentrando, tra l’altro, gli elementi leggerissimi nel Sole – che sta al centro – e quelli pesanti sui pianeti)?

Se volessi fare lo scettico, direi che questa fantomatica stella può non essere mai esistita – anzi, potrei anche dire che non è affatto esistita – e pretenderei le “prove” di questo misterioso oggetto primordiale che è stato causa della nostra esistenza (ad esso dobbiamo la nostra esistenza). Potrei anche arrivare a dire che i sostenitori di questa teoria sono dei bugiardi o dei poveri illusi che si raccontano frottole perché non sanno rispondere.
Se facessi così sarebbe una chiusura mentale di fronte ad una possibilità che non può essere esclusa solo perché i mezzi attualmente a nostra disposizione non possono confermarla al 100%. Certo, potrebbe anche darsi che un giorno qualcuno scopra che effettivamente le cose siano andate diversamente…

Chissà quante volte chiamiamo “frottola” qualcosa che ci viene detto solo perché le prove a carico non sono definitive o sono scarse o non sono come le vorremmo. Chissà quante cose, visibili o invisibili, passate o future, sfuggono ancora alla nostra comprensione… È lecito saltare subito a conclusione ed affermare che queste non esistono solo perché non siamo capaci di indagarle o comprenderle? Una mente aperta non è avventata, non salta rapidamente alle conclusioni ma raccoglie gli indizi. Spesso questi indizi sono sufficienti per credere ad una certa visione dei fatti.

supernova gigante

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