Una rosa nel cielo

Oggi aspettavo il mio “capo” nell’atrio del dipartimento di fisica. Su una delle tante bacheche era affissa la locandina di un incontro tenuto da un “esperto” di fenomeni paranormali. Uno di quelli che sanno sempre quale trucco c’è dietro l’illusionista e che hanno la risposta pronta per ogni cosa che sia fuori dal comune.

La locandina diceva qualcosa come “noi crediamo a tante cose così come le vediamo ma i sensi possono ingannare”. Vero, verissimo. Non fa una grinza. Mentre leggevo non ho però potuto fare a meno di pensare che alcune tra le più grandi scoperte scientifiche dell’antichità erano state classificate come “paranormale” prima di diventare la fortunata osservazione di un uomo di cultura. Cosa sarebbe stato di quelle scoperte se avessero avuto la meglio le spiegazioni tanto pronte quanto improbabili di chi riduce l’insolito ad una banale coincidenza?

Il problema di chi ha l’hobby di sbugiardare gli altri è che spesso valica il confine delle vere frodi, nelle quali il trucco c’è perché intenzionale, finendo per aggredire qualsiasi cosa non rientri negli schemi della normalità. Così se una persona vede qualcosa di insolito viene rapidamente liquidata senza neanche indagare seriamente sul fenomeno del quale ella è testimone. Se qualcuno venisse a dirmi di aver visto una rosa fluttuare nel cielo sarei tentato anche io di prenderla per matta, ma c’è un’onestà razionale che dovrebbe spingerci a verificare con l’esperienza quanto ci viene detto. Potremmo scoprire qualcosa di nuovo o, semplicemente, prendere un telescopio e vedere proprio una rosa in cielo.

Rosa nel cielo

 

Share

Discipline

Un buon pensatore, si sa, non ha il cervello diviso in compartimenti stagni. È vero che il sapere umano è diviso in discipline sempre più specifiche, ma questa suddivisione è il risultato del desiderio di ordine che c’è nel cuore umano; un desiderio di perfezione che è sempre esistito. Che il sapere umano sia diviso in discipline non significa però che non debbano esserci punti di contatto o che non si debba poter armonizzare tutto entro un’unica visione.

Spesso si sente dire che certe discipline non dovrebbero esistere perché sarebbero in contraddizione con altre o, addirittura, inutili. Un poeta, per esempio, non può parlare anche lui di scienza? La disciplina del poeta bada più all’emozione mentre quella dello scienziato ai meccanismi naturali, ma ha senso dire che quanto scoperto dallo scienziato sia vero mentre il poeta mente sempre? No: quando il poeta parla della gioia di scoprire i meccanismi della natura o della passione di un uomo che passa tutta la notte aspettando quel risultato che ha cercato tutta la vita, non sta mentendo.

Non c’è infatti da stupirsi dell’esistenza di scienziati poeti o scienziati filosofi o scienziati con cariche religiose. Non c’è soprattutto da stupirsi se queste persone non vivevano alcuna contraddizione nelle loro attività; non avevano alcuna schizofrenia nel passare dall’una all’altra, non avevano argomenti da ignorare volutamente per evitare contrasti interiori. Solo una persona superficiale potrebbe averne o ipotizzarne la presenza in qualcuno.

Discipline diverse che badano ad aspetti differenti della realtà non solo hanno punti di contatto, ma possono anche essere entrambe contemporaneamente vere senza contraddirsi vicendevolmente. Vale per la scienza e la letteratura come per la filosofia e l’ingegneria, la storia e la meteorologia, la geografia e l’economia.
Chi cerca le contraddizioni o cerca di costruirle  non fa altro che privarsi da sé di quella porzione di conoscenza che altrimenti lo arricchirebbe e lo fa perché ha deciso che quella porzione di realtà non ha diritto di esistere. La realtà però non obbedisce all’imposizione del singolo né del gruppo: si impone su ciascuno di noi e l’unica cosa che possiamo fare è viverla, accettandola, o rifiutarla, chiudendoci dietro un’ideologia.

Scienza

Share