Ibernazione

Spesso nella fantascienza si sente parlare di ibernazione. Consiste nel ridurre o sospendere le funzioni vitali dell’astronauta per un certo periodo di tempo. Un ipotetico astronauta in ibernazione consumerebbe meno scorte alimentari e sopporterebbe un viaggio lungo anche decenni.

Tra i film più famosi nei quali compare l’ibernazione o la stasi vi sono “ALIEN” e “Punto di non ritorno“, oltre a diverse puntate di Star trek come “The thaw“, l’episodio cui la Voyager trova alcuni superstiti di un pianeta ormai morto all’interno di alcune capsule di stasi. In quest’ultimo caso gli occupanti delle capsule vivevano in una realtà simulata dove, alla lunga, le loro paure aveva generato un essere virtuale dalle sembianze di clown che si divertiva a terrorizzare ulteriormente i suoi ospiti.

Attualmente non è possibile ibernare un essere umano adulto perché non esiste un sistema che consenta un congelamento abbastanza rapido e generalizzato da non generare danni alle cellule. Se fossimo però costretti ad usare le tecnologie odierne per colonizzare un altro mondo? E se l’unica speranza per l’umanità fosse quella di raggiungere un altro pianeta? L’astronauta perfetto è attualmente l’embrione, l’unico stadio vitale dell’esistenza umana che può essere congelato abbastanza rapidamente da sopravvivere all’ibernazione.

Alien ibernazione
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In qualsiasi modo la si chiami

Completamente rapito dalla Trekker-mania ripesco dalla memoria un episodio della serie originale di Star trek che ben si addice a quanto sta succedendo in questa settimana.

Nell’episodio “By any other name” l’equipaggio dell’Enterprise incontra alcuni agenti dell’impero Kelvano, situato nella galassia di Andromeda, inviati nella nostra galassia per trovare un luogo da colonizzare. La loro astronave è andata distrutta e la comparsa dell’Enterprise si presenta loro come l’occasione d’oro per tornare a casa, anche se ciò significa requisire l’astronave per trecento anni (che è la durata del viaggio intergalattico verso Kelva). I Kelvani, la cui vera forma è sconosciuta, si mostrano con sembianze umane ma risultano estremamente freddi, incapaci delle più basilari emozioni.

Per requisire l’Enterprise, i Kelvani fanno uso del loro potere, localizzato nella “fibbia” delle loro cinture. Basta premere un pulsante per trasformare una persona in una specie di sasso poroso dalla forma geometrica. Per dare una dimostrazione della loro serietà, due membri dell’equipaggio sono subito trasformati. Uno dei Kelvani prende in mano i due “oggetti” e spiega che essi possono ancora ritornare come prima ma che se il capitano e i suoi faranno un passo falso…
Il Kelvano a questo punto sgretola con la mano uno dei due membri dell’equipaggio; non tornerà più, è morto.

Fibbia

Equipaggio

Per assicurarsi una manutenzione costante dell’astronave per trecento anni, i Kelvani trasformano tutto l’equipaggio ad eccezione del numero di elementi indispensabili al funzionamento dell’Enterprise con l’intento di sostituirne saltuariamente i membri.
Ovviamente alla fine i protagonisti riescono a liberarsi e lo fanno proprio shockando i Kelvani con quelle emozioni che non avevano mai provato. Il capitano Kirk seduce l’unica donna tra i Kelvani e fa ingelosire il suo compagno. Il dottor McCoy si dà ai sedativi mentre – e lo trovo estremamente divertente – il signor Scott ne fa ubriacare uno nella classica gara a chi beve di più.

Scoot

«C’è soltanto del vecchio, vecchio, scozzese…
…WHISKY!»

La cosa interessante di questo episodio sta proprio nella modalità che usano i Kelvani per uccidere. Non lo fanno direttamente, ma ricorrono alla riduzione dell’essere umano in qualcosa che somigli più ad un oggetto. Quando vediamo sgretolare uno di quegli “oggetti”, possiamo però provare la stessa sensazione suscitata da un omicidio perché, in fondo, sappiamo che quella “cosa” è un vero essere umano ma sotto altra forma e che può ancora tornare come prima, anche se indipendentemente dal suo volere che è, in quel momento, “assopito”. È ancora una volta una questione di sensibilità: saper dare credito a quella senzazione sgradevole che si manifesta alla visione o al pensiero della soppressione di quell’oggetto umano.
Non è certo classificandola come “oggetto”, come “cosa incapace di pensiero e di sofferenza”, che possiamo sorvolare sul valore della vita umana, anche se si presenta sotto altre forme minuscole o grandi, attive o inerti, perché in qualsiasi modo la si chiami, la sua essenza è ancora quella di una persona.

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Arrivederci a settembre

Non sono morto, sono (evidentemente) in vacanza. Per me vacanza significa dedicarsi a quei lavoretti che richiederebbero troppo tempo per essere svolti nei dieci minuti liberi di ogni giorno e che, per questo, aspettano le lunghe giornate libere che solo la pausa estiva può dare.

A settembre ci saranno le prime novità ed una maggiore frequenza dei post.

Per il momento vi saluto con una delle più belle scene di Full metal alchemist: la puntata 61 inizia senza la sigla, con l’omunculs che è appena riuscito ad inglobare dentro di sé “il fondatore” sacrificando la vita di tutti gli abitanti di Amestris. Tuttavia la contromisura di Van Hohenheim strappa via dal malfattore le anime degli innocenti rispedendole nei loro legittimi corpi. La vita torna nelle persone e il primo suono ad udirsi a questo punto è proprio il vagito di un neonato. Ora finalmente la sigla può iniziare, la musica della vita che rinasce.

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Fotosintesi

Una delle sfide energetiche che riguardano il nostro tempo è quella della produzione di energia dalla radiazione solare. Le attuali celle fotovoltaiche hanno un rendimento che arriva al massimo al 30% e si stanno compiendo molti sforzi per riuscire ad alzare questo numero.
Sulla terra, la maggior parte delle piante sfruttano la radiazione solare per produrre la loro energia. Sono sicuro che molte persone, come me affascinate dal fatto che la natura abbia già un suo sistema fotoenergetico, hanno cercato di capire come funziona la fotosintesi clorofilliana e ne hanno studiato i processi.

Per spiegare un processo come la fotosintesi serve molto tempo e servono molte parole. Più in dettaglio ci si spinge nei meccanismi della natura e delle cellule, più parole sono necessarie a spiegare i meccanismi che ne permettono la sopravvivenza e che ne descrivono la vitalità.
Attenzione! Non è semplice come nella fisica, nella quale si hanno dei fenomeni che sono riproducibili e prevedibili con determinate formule. In questo caso ci troviamo di fronte ad una specie di catena di montaggio, con svariati step ed un prodotto finale.

Di fronte a tale meraviglia, non viene forse da pensare che una cellula di una pianta sia come un meccanismo nanoscopico estremamente efficiente? Però è anche vero che i meccanismi non sbucano dalle crepe del sottosuolo come le acciaierie non cadono dal cielo.

Fotosintesi

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Soffione

Proprio accanto all’ingresso dei laboratori c’è un’aiuola dove è cresciuto un soffione.
Quando ero bambino si diceva tra compagnetti di scuola che quegli strani batuffoli pelosi avevano un potere speciale. Se riuscivi a “catturarne” uno potevi sussurrargli un tuo desiderio e lui lo avrebbe portato volando a Chi lo avrebbe realizzato.
Se dopo avergli sussurrato il desiderio, quel batuffolo cadeva appesantito verso il basso, voleva dire che il desiderio espresso non era buono, oppure che il batuffolo aveva già con sé il desiderio di qualcun altro.

Erano oggetti misteriosi che non sapevo nemmeno da dove venissero ma che, in virtù di queste voci, diventavano rari e ricercati come se valessero milioni. Ora so che quegli oggetti altro non erano che il rimasuglio di semi del soffione.

Ne ho raccolti due o tre per vedere se riesco a far crescere una piantina in vaso. So bene cosa verrà fuori da quei semi, ma questo non ferma la mia curiosità di veder crescere la piantina, né è sufficiente ad impedirmi di guardare a quei bizzarri semi come ad un potenziale soffione che potrei avere a casa.

Se il seme di una banale pianta, indistinguibile da tante altre della stessa specie, suscita tali pensieri e sentimenti, pensiamo a quali pensieri e sentimenti dovrebbero suscitare i nostri simili, fra loro diversi e ciascuno di essi speciale nella mente e nel corpo.

soffione

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Verso l’alto

Penso che più o meno tutti abbiamo o abbiamo avuto un vaso per farci crescere una piantina. Di solito la si compra bella e pronta dal vivaio, la si mette da qualche parte per soddisfare il proprio senso estetico e poi ci si deve solo preoccupare di annaffiarla. Un bell’esperimento è però quello di riempire un vaso di terra e lasciarlo fuori, oppure metterci un bel semino e stare a guardare.
È ciò che ho visto succedere in questi giorni su uno dei vasi che si vedono al di là della finestra della cucina.

Ogni giorno vedevo quel germoglio strano diventare un po’ più grande e poi slanciare verso l’alto una specie di pallina verde attaccata ad un lungo stelo. Mi sono chiesto per almeno due giorni che razza di fiore potesse venir fuori ed oggi l’ho visto, piccolo piccolo.

Mi è allora venuto in mente che la vita è proprio una disubbidiente. Tutto ciò che è privo di vita cerca sempre una condizione di “potenziale minimo”: il sasso tende a cadere più in basso che può, le rocce si consumano per effetto dell’acqua e del vento, le cose calde tendono a raffreddarsi, le cose piene tendono a svuotarsi. La vita no. Invece che ridursi ad un punto, il seme si espande e getta le radici; produce foglie e si ingrandisce. Gli alberi si innalzano spaventosamente invece di schiacciarsi al suolo, per non parlare degli uccelli. I viventi sono piuttosto atipici per un cosmo dove tutto tende al suo minimo.

sequoia

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Il dittatore

«Tutti mi chiamano “Signore”, vivono per mia approvazione. Mi presento: sono Zorcus, il dittatore»

Cosa l’ha spinta a diventare la personalità che è oggi?
Direi che è stata colpa della mia maestra: mi affascinò quando spiegò il funzionamento del cervello e delle sinapsi. Ogni pensiero, ogni sentimento ed emozione sono soltanto impulsi elettrici che si mescolano e si propagano all’interno del cervello. Capii da subito che quei pezzi di carne che avevo intorno potevano diventare essere solo due cose: un impiccio o uno strumento.

Pezzi di carne?
Certamente! Proprio come lei: una massa di fibre, molecole ed impulsi elettrici. Le persone non sono altro che animali efficienti che hanno l’unico svantaggio di dover essere convinti a fornirmi ciò che desidero.

E ci è riuscito?
All’inizio ben poco e ciò mi arrecava fastidio: questa è l’unica vita che ho perciò devo viverla godendola il più possibile ma questo risultato, che oggi posso definire un obiettivo raggiunto, all’inizio sembrava un lontano traguardo. Studiando ho imparato ad essere forte sia nella dialettica che nei fatti.

Nei fatti?
La scienza, l’onnipotente e razionale scienza è stata il migliore strumento che avessi mai utilizzato per ottenere con le mie forze tutto questo. Ricordo ancora come utilizzai il mio libro di chimica avanzata per occultare il primo corpo: la mia prima vittoria su coloro che mi contrastavano impedendomi di vivere serenamente. Con gli anni ho affinato sempre più la tecnica ed ho avuto sempre più sudditi in grado di liberarmi facilmente dagli avversari.

Chi erano i suoi avversari?
Erano solo dei cervelli che non funzionavano bene: presumevano che vi fosse un qualche motivo per il quale avrei dovuto smettere di raggiungere il mio appagamento. È stata una vera fatica sbarazzarmene e non sa quale immenso fastidio mi davano con i loro farfugli su fantomatiche realtà e presenze immaginarie. Converrà con me che è privo di senso sostenere che dentro un corpo vi possa essere qualcosa di invisibile ed intangibile ma di valore così inestimabile da impedirmi di raggiungere la felicità…

La felicità?
Ma certo! Mi basta battere le mani per chiamare i miei servi, per sollazzarmi con le mie fanciulle, per avere tutto l’oro e il potere che voglio. Non c’è motivo per il quale non dovrei ottenere dalla vita tutto ciò che voglio. Non vi è razionale motivo per il quale non dovrei battere i miei nemici: tutti coloro che mi danno fastidio. Gli altri sono servi, pezzi di carne semoventi ed utili a qualsiasi scopo. E se uno di loro non obbedisce lo si può sostituire subito. Io sono un vincitore e la mia vita è perfetta perché sono stato il più forte di tutti e ho quindi meritato. Ora vivo contento e me ne andrò a pancia piena. Quando comincerò a soffrire per la vecchiaia darò ordine di bruciare tutto in modo che nessuno possa ereditarlo e poi berrò il succo della dolce morte.

Ma non ha una coscienza?
Ma come osa? Quella parola l’ho proibita diversi decenni fa!
Portatela via, ai forni crematori!

il grande dittatore

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Orphen: salvare la vita di tutti

Un anime che ho trovato molto gradevole, anche per via di alcune riflessioni che la trama mi ha portato a fare, si intitola “Orphen lo stregone” noto anche come “Sorcerous Stabber Orphen” e “魔術士オーフェン Majutsushi Orphen”. Conosciuto attraverso la televisione nel 2004, come penso sia capitato a molti altri che non hanno la passione del fumetto.

Orphen è uno stregone (o apprendista stregone) che lascia la sua “scuola di stregoneria” in seguito ad un incidente accaduto ad una persona a lui molto cara e coincidente con l’apparizione di un terribile mostro, simile ad un drago, soprannominato “Bloody august”. Il mostro è inseguito dagli stregoni della scuola, che lo vogliono eliminare, e dallo stesso Orphen che è anche alla ricerca dei “pezzi” della spada di Balthanders. Nel frattempo incrocia la sua strada con un giovane che apprende da lui la magia, una ragazza che li accompagna ed altri amici.

Dopo il video della seconda sigla della prima serie farò uno spoiler (racconto il finale rovinando la sorpresa a chi non l’ha ancora visto) pertanto, chi vuole vedere questo anime può fermarsi qui.

Orphen e Azalee sono degli orfani che il maestro Childman alleva e istruisce alla magia. Azalee è una ragazza ambiziosa che si innamora di Childman e cerca di compiacerlo sperimentando magie sempre più complesse. Un giorno la ragazza decide di fare un esperimento con la spada di Balthanders, un oggetto magico che nessuno stregone era in grado di usare ma che si sapeva essere molto pericoloso. Trafiggendosi con questa spada Azalee si trasforma in Bloody august e fugge via. Orphen, si dà allora la missione di riportare Azalee al suo aspetto originario. Anche Childman ha segretamente questa missione, ma nelle prime fasi sembra voler uccidere Bloody august.

Nell’ultima puntata, dopo il lungo viaggio che porta Orphen a completare la spada di Balthanders riunendone i pezzi, accade che la spada venga usata male nello scontro tra Azalee e Childman (che tra l’atro, usando un incantesimo si erano pure scambiati le anime nei rispettivi corpi). Il fallimento dell’incantesimo distrugge il corpo di Childman e riporta il corpo di Bloody august alle sembianze di Azalee. Le anime dei due restano a volteggiare attorno al corpo di Azalee ma non lo occupano, sono troppe. È a questo punto che Orphen, rischiando di dissolversi anche lui o di trasformarsi anche lui in un mostro, utilizza correttamente la spada di Balthanders trasferendo l’anima di Azalee nel suo corpo e quella di Childman (non vi fu nome più profetico) in un embrione nell’utero di Azalee.

L’amore di Azalee per Childman diviene così amore materno e la vita di ciascuno è stata così risparmiata. Lo spezzone che ho descritto è visibile su Megavideo a partire dal minuto 7.

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