Giustizia

“Giustizia è fatta”, “consegnare alla giustizia”, “giustizia sommaria”; utilizziamo questa parola spesso ma ho ultimamente avuto l’impressione che nell’uso comune il termine si sia un po’ discostato dal suo significato.
Partiamo da “giusto”. Quando subiamo un torto o vediamo qualcuno subirlo e abbiamo un attimo di empatia, noi diciamo “non è giusto” o “è un’ingiustizia”. Fare giustizia è però estremamente difficile perché richiede la conoscenza di tutte le condizioni al contorno. Se vedo un uomo colpirne un altro con il proprio cappello posso presumere che egli sia un gradasso ma se sapessi che con quel gesto ha allontanato un’ape da un individuo allergico, salvandogli la vita, il nostro giudizio sarebbe diverso. È più giusto punire soltanto il colpevole oppure riparare il danno e ottenere un bene dal male compiuto?

Possiamo passare tutta l’esistenza a pretendere la prigionia per ogni persona che abbia sbagliato, ma siamo sicuri che invocheremmo lo stesso trattamento per un nostro errore, per una nostra mancanza momentanea?
Diciamo anche che un uomo che abbia sbagliato debba “pagare il suo debito verso la società” ma se c’è un debito, questo è tra una vecchietta ed il suo scippatore.
E se il rapinatore, il giorno dopo lo scippo, ritorna dalla vecchina con la refurtiva e mille scuse? Per la legge è ancora qualcuno da mettere dentro; per la società sarebbe ancora un debitore, ma perché insistere? È ovvio che la legge debba fare ordine e che per fare ordine bisogna classificare i comportamenti in reati e non reati, prevedendo delle sanzioni. È vero però che le persone non sono oggetti o macchinari, che anche il più indicibile criminale può cambiare radicalmente e desiderare un colpo di spugna: iniziare una nuova vita.

Nella puntata “La coscienza del re” della serie originale di Star Trek, Kodos il carnefice viene riconosciuto da alcuni testimoni superstiti in Anton Karidian, un attore di una compagnia teatrale itinerante. Kodos aveva arbitrariamente fatto uccidere la metà della popolazione di un pianeta per garantire la sopravvivenza dei sopravvissuti in un momento di scarsità alimentare. Quando il tenente Riley, uno dei testimoni, minaccia di uccidere Anton Karidian, dietro le quinte, viene fermato dal capitano Kirk. Come si può pensare di riparare ad una ingiustizia con un’altra ingiustizia?

Il problema sono i moralisti, quelli che non gliene importa nulla se sei cambiato oppure no perché per loro devi pagare ugualmente; non gliene importa nulla se sei stato debole o se hai riconosciuto il tuo errore, devi saldare il debito con la società.
Ma chi sono i moralisti? Spesso è gente che assume questo comportamento solo contro una tipologia di persone. Dicono spesso di stare dalla parte delle vittime ma poi denunciano i crimini solo se a compierli sono i loro nemici ideologici. E le vittime degli altri criminali? Quelli dei quali non parlano? Forse i moralisti stanno solo dalla parte di alcune vittime: quelle che fanno comodo.
Giustizia non è sinonimo di vendetta e non fa rima con “persecuzione”. “Giusto” sarebbe comprendere, prima ancora di giudicare.

La coscienza del re

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Sicurezza obbligatoria

Fare ricerca nell’ambito della fisica nucleare comporta delle speciali precauzioni per la sicurezza e la salute. Per esempio, i lavoratori classificati come “esposti” devono presentarsi ad una visita medica periodica. Se, dopo essere stati adeguatamente avvisati, si rifiutano di presentarsi alla visita medica commettono un reato punito dalla legge.

Lo stesso discorso vale per la sicurezza sugli autoveicoli: chi viene sorpreso privo delle cinture di sicurezza è severamente sanzionabile e rischia la sospensione della patente.
In generale, esistono leggi che obbligano le persone ad adottare comportamenti e strumenti che ne salvaguardino l’incolumità individuale.

Domanda: la legge serve soltanto a vivere tutti in pace regolando i rapporti reciproci oppure serve anche a prevenire ciò che è sbagliato e, in ultima analisi, nocivo per sé stessi e la propria umanità/dignità?
Se esiste una libertà di fare quel che si vuole finché non si nuoce agli altri, potrei benissimo scegliere di non proteggermi e di non prendere alcuna precauzione per salvaguardare la mia incolumità (ma fino a che punto sono autorizzato a scegliere per me stesso?). Al contrario, se la legge deve promuovere una certa condotta degna  di (=che si addice ad) un essere umano, impedendo i comportamenti scorretti, non c’è libertà individuale che tenga, neanche se c’è la scusante che non si nuoce ad anima viva.

Si può fare del male anche senza coinvolgere le altre persone; si può nuocere a sé stessi senza saperlo, certe volte anche credendo di non fare nulla di sbagliato; si può fare qualcosa di inappropriato senza rendersene conto. Se so che una determinata attività è incivile, scorretta, brutta, disumana o sbagliata non è forse meglio per tutti proibirla con lo strumento della legge? La mia libertà non finisce soltanto dove inizia quella degli altri ma anche dove diventa movente per compiere azioni non degne della mia umanità.

Elmetto di sicurezza

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Cinture di sicurezza

Il codice della strada prevede l’uso delle cinture di sicurezza su tutti i veicoli che non siano ciclomotori e affini. È una regola che ha un senso: permette di salvare la vita delle persone durante gli incidenti stradali. È una regola che richiede il libero consenso del conducente del veicolo: non c’è nessun dispositivo automatico che acchiappa il conducente e lo lega al sedile.

C’è molta gente che ancora non la usa: sgualcisce il vestito firmato; è scomoda ed opprimente; impedisce i movimenti; non vale la pena usarla per brevi spostamenti; qualcuno dice anche che va troppo piano o è addirittura troppo bravo a guidare per averne bisogno.

E se facessimo un sondaggio? E se la maggioranza della gente pensasse che non vi fosse nulla di male nel non indossare le cinture? E se fosse di moda non portarle? Molti direbbero che “tanto si ammazza solo chi non le porta e ognuno decide per sé”. Avrebbero ragione?
Non è il codice della strada a doversi adattare agli usi e costumi degli automobilisti. Esistono costumi sbagliati e usi pericolosi che devono essere banditi per la sicurezza di sé stessi e degli altri. Sono gli automobilisti che devono essere educati a rispettare il codice della strada per la loro stessa incolumità. Nella vita però non c’è soltanto il codice della strada: ci sono tanti codici, che spesso ci appaiono scomodi o privi di senso che vorremmo non esistessero. Prima di andare contro le cose scomode riflettiamo a fondo e chiediamoci se è veramente meglio, più bello, più giusto, infrangerle o rispettarle.

Cinture di sicurezza

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